Utilizzato anche il sonar, nessuna traccia di Drago

Mercoledì 18 Settembre 2019
CHIOGGIA
Neppure il sonar è servito a rintracciare il corpo di Luigino Drago, il subacqueo adriese 68enne disperso da domenica mattina nella zona delle Tegnùe, a circa sei miglia da Chioggia. Ieri l'hanno cercato, per tutto il giorno, gli uomini della capitaneria di porto di Chioggia e i vigili del fuoco di Venezia che si erano dotati di una speciale strumentazione (che utilizzando l'eco delle onde sonore supera il problema della torbidità dell'acqua) già usata, in passato, per cercare il corpo di un altro scomparso, il pescatore Endri Febo. L'esito è stato nullo e una possibile spiegazione della difficoltà a ritrovare lo sfortunato sommozzatore (ormai dato per morto) la fornisce un veterano delle Tegnùe, Piero Mescalchin. «Potrebbe essere incastrato in qualche anfratto del fondo dice Mescalchin con il peso delle bombole che continua a impedirgli di risalire. Ma non va dimenticato che queste sono state notti di luna piena e le correnti di marea, in queste condizioni, sono più forti e potrebbero averlo trascinato al largo, stando sempre sul fondo. Se non verrà recuperato in questi giorni, potrebbe restare impigliato, tra qualche tempo, nello strascico di un peschereccio». Intanto si accumulano gli interrogativi sulla natura dell'escursione che Drago stava compiendo alle Tegnùe. L'amico che era con lui non avrebbe fornito molte spiegazioni e la guardia costiera non ha trovato, sulla barca, attrezzature da pesca o prede, ma questo non esclude che potesse averle lo stesso Drago. Anche la sua immersione solitaria non sarebbe la cosa migliore, forse un eccesso di fiducia in se stesso. Le ricerche proseguono oggi. D.Deg.
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