«Usiamo meglio l'italiano i neologismi spariranno»

Sabato 4 Luglio 2020
«La lingua italiana è viva e la maggior parte dei neologismi scomparirà». Firmato Massimo Bray. Il direttore generale dell'Istituto della Enciclopedia italiana Treccani e presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, interviene nella polemica lanciata dall'Accademia della Crusca sul dilagare dell'uso dei forestierismi i termini derivanti dalle lingue straniere - nel linguaggio comune, sfruttando la velocità dei talk-show e l'approssimazione dei social network. Del resto, visto l'abuso di anglicismi e discutibili neologismi - come droplet, lockdown, Covid-free, sanificazione e persino smartabile - non c'è da dormire sogni tranquilli. Bray evita la polemica e rilancia un'alternativa possibile: dare importanza alle parole che usiamo.
Massimo Bray, rischiamo di venire travolti dai forestierismi?
«Capisco la posizione di Claudio Marazzini, il presidente dell'Accademia della Crusca. Le lingue cambiano a un ritmo non predeterminato e i loro mutamenti sono strettamente connessi alle circostanze storiche: l'affermazione di uno di essi è, prevalentemente, determinata dall'uso reale che le donne e gli uomini fanno della lingua. Anche l'evoluzione del patrimonio lessicale è governata dalle medesime regole. Molte delle nuove parole, di origine straniera o meno, sono destinate, per il loro carattere effimero, a non sopravvivere».
Dunque?
«Più che preoccuparci della loro temporanea diffusione, possiamo cercare di promuovere un uso più consapevole delle numerosissime e differenziate scelte lessicali che la nostra lingua mette a disposizione, in una grande varietà di sfumature e di registri d'uso».
Ma l'uso degli anglicismi si diffonde per sciatteria, servilismo verso i termini anglofoni o è una questione di moda?
«Le ragioni della loro diffusione sono differenziate e devono essere indagate caso per caso, senza escludere le necessità prodotte dalle trasformazioni culturali, sociali e tecnologiche che stiamo vivendo. A consigliarne un uso motivato, e sempre consapevole, non può essere una sorta di improponibile protezionismo linguistico, ma la consapevolezza che il ricorso a molti anglicismi, spesso spinti dalla moda e non dalla necessità, rischia di indebolire le numerose alternative italiane e le loro sfumature di significato».
Può farci un esempio?
«Il verbo spoilerare, derivato dal sostantivo inglese spoiler anticipazione e usato con il significato di rivelare in anticipo in parte o del tutto la trama di un racconto, romanzo, film o simili. Fra le numerose le scelte che l'italiano offre si possono ricordare annunciare, anticipare, avvertire, avvisare, preavvisare, l'antico prelibare, il letterario preludiare, il non comune prevenire. Sono queste le alternative e le sfumature che Treccani vuole contribuire a tutelare con tutte le sue iniziative legate all'hashtag #leparolevalgono».
La Crusca e la ministra della pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, hanno siglato un accordo per italianizzare il burocratese. Missione possibile?
«Si tratta, senz'altro, di un progetto necessario, da sostenere senza esitazioni, nella consapevolezza della sua intrinseca complessità. Occorrerebbe dargli seguito, puntando a ridurre la distanza fra le istituzioni e i cittadini».
La cultura è una priorità di questo Paese?
«La recente pandemia ha confermato la necessità inderogabile di un chiaro, condiviso, impegno per riportare fra le priorità del Paese la cultura, garantendo a tutti i cittadini l'accesso a risorse culturali certificate ed evitando qualsiasi forma di discriminazione sociale. In un'epoca caratterizzata dal flusso continuo e illimitato delle informazioni, per Treccani questo impegno si traduce anche nel mettere a disposizione del vasto pubblico costituito dai lettori e dagli utenti di Internet, degli strumenti di orientamento che consentano di usufruire con consapevolezza e senso critico di queste nuove realtà, e di saper distinguere, nella miriade di notizie presenti in Rete, ciò che affidabile da ciò che non lo è».
Il neologismo Whatever it takes è stato accolto da Treccani. Perché questa scelta?
«Il neologismo Whatever it takes (Costi quel che costi) è stato coniato da Mario Draghi durante la crisi economica del 2012, per indicare, in modo assolutamente chiaro ai mercati, il ruolo della Banca centrale europea nella difesa dell'euro. Treccani ha deciso di pubblicarne il percorso linguistico perché l'espressione è tornata in evidenza legata alla recente emergenza sanitaria da coronavirus. Un richiamo forte agli Stati e all'Europa nel fare tutto il possibile per salvaguardare, in un momento così difficile, l'occupazione e la sopravvivenza delle imprese».
Ma l'uso dei neologismi, il loro riconoscimento ufficiale nei dizionari, contrasta con la difesa della lingua italiana?
«Compito di chi osserva e studia le trasformazioni del lessico, come fa Treccani con il suo Osservatorio della lingua italiana, è quello di documentare, senza intenzioni prescrittive o censorie, tutti gli elementi lessicali realmente usati, inclusi quelli emergenti. Ciò non implica alcun gradimento o sdoganamento morale, politico, ideologico, religioso, ecc. di chi usa la parola, né significa che la Treccani autorizza l'uso della parola, perché l'autorizzazione se l'è già data chi la parola la adopera, chi la legge e la commenta».
Mansplaining è stato usato anche durante la finale dello Strega. Le piace?
«Non amo le polemiche. Ma sicuramente possono esserci formule alternative».
Favorevoli o contrari ai forestierismi, in ogni caso la lingua è viva?
«Sicuramente. Non dimentichiamo che per tanto tempo abbiamo esportato nel mondo numerose parole italiane».
Francesco Musolino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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