uò uno smartphone rilevare un terremoto? E quale utilità può avere

Giovedì 21 Ottobre 2021
uò uno smartphone rilevare un terremoto? E quale utilità può avere la rilevazione tramite smartphone?
Ogni dispositivo portatile è dotato di un sensore chiamato accelerometro, tipicamente utilizzato per capire come lo schermo è orientato, in alcuni giochi e nelle app di fitness per contare i propri passi. Quando lo smartphone è inutilizzato, lo stesso accelerometro può essere sfruttato per rilevare vibrazioni, tra cui quelle indotte da un terremoto. Chiaramente il singolo smartphone è poco affidabile in quanto tende a rilevare vibrazioni di qualsiasi tipo. Distinguere un terremoto (evento di per sé raro) da tutte le altre sollecitazioni a cui lo smartphone è sottoposto sarebbe come cercare il proverbiale ago nel pagliaio.
L'ONDA SISMICA
Un terremoto, tuttavia, interessa tipicamente un'area ampia del territorio. Se gli smartphone di una certa zona rilevano una vibrazione quasi contemporaneamente, la probabilità che si tratti di un terremoto è alta. Rilevare un terremoto in tempo reale permette di inviare un'allerta alla popolazione. Poiché l'onda sismica potenzialmente distruttiva viaggia a circa 4.5 km/s, è possibile preallertare quella parte di popolazione che ancora non ha sperimentato il terremoto. Va precisato che non si tratta di una previsione ed il tempo di preallerta è compreso tra 5 e 60 secondi in base alla propria distanza dall'epicentro. Se opportunamente addestrati a riconoscere il suono di allerta, pochi secondi sono sufficienti per posizionarsi in un punto sicuro della propria abitazione ed evitare gli effetti spiacevoli di crolli e cadute di oggetti.
Sulla base di questa idea, dal 2013 il progetto di Citizen Science denominato Earthquake Network (www.sismo.app) da me fondato implementa una rete globale per il monitoraggio in tempo reale dei terremoti tramite smartphone. Installando l'app del progetto (in Italia Rilevatore Terremoto), qualsiasi cittadino può entrare a far parte della rete di monitoraggio e può ricevere sul proprio smartphone le allerte che la rete stessa genera. Ad oggi, più di 8 milioni di persone da tutto il mondo hanno preso parte al progetto e la rete ha permesso di rilevare più di 4600 terremoti. In Italia, Earthquake Network ha rilevato più di 50 terremoti tra cui quelli della sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso del 2016 e 2017.
Il successo di Earthquake Network nasce dal fatto che lo smartphone è sia lo strumento per rilevare il terremoto che quello per ricevere l'allerta. I cittadini sono quindi ben disposti a mettere il loro smartphone a disposizione della collettività per ricevere in cambio un servizio utile. Earthquake Network rappresenta inoltre una soluzione a costo quasi zero rispetto ai sistemi professionali basati su sismometri, caratterizzati da costi di installazione e manutenzione nell'ordine dei milioni di euro. Il costo elevato, ma anche aspetti più delicati legati alla responsabilità connessa all'invio di allerte sismiche, hanno da sempre limitato l'adozione di tali sistemi e la loro apertura al pubblico. In Italia, ad esempio, Earthquake Network è attualmente l'unico fornitore di un servizio di allerta in tempo reale per i cittadini, nonostante la tecnologia per un sistema professionale gestito da un ente pubblico esista e sia ormai matura.
I DATI
Dal 2019, grazie alla partecipazione dell'Università degli Studi di Bergamo nei progetti TURNkey e RISE finanziati dalla Commissione Europea, i dati raccolti da Earthquake Network vengono analizzati dai migliori scienziati di 40 tra università e centri di ricerca europei. Tali progetti hanno l'obiettivo di fornire soluzioni per la mitigazione del rischio sismico a livello europeo e l'Italia sarà una delle nazioni a trarne maggiore beneficio.
Nel frattempo, Earthquake Network rimane uno dei progetti di Citizen Science con il maggior coinvolgimento della popolazione, a dimostrazione del fatto che la tecnologia unita all'interesse comune può generare soluzioni innovative a problemi anche complessi.
*professore di statistica
presso l'Università degli Studi di Bergamo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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