Uno dei motivi più validi nella scelta di Kamala Harris come sua vice, Biden

Giovedì 13 Agosto 2020
Uno dei motivi più validi nella scelta di Kamala Harris come sua vice, Biden lo ha rivelato indirettamente nel testo del tweet con cui ha dato la notizia: la senatrice della California è una fearless fighter, una coraggiosa combattente. Il prudente Biden, il candidato alla presidenza che nella storia delle battaglie presidenziali è forse quello che di meno si è esposto, ha evidentemente bisogno nel rush finale della corsa alla Casa Bianca di una combattente che sappia far fronte a un Trump che sembra voler impostare la sua campagna proponendosi come l'uomo del law and order, dell'uomo forte di cui l'America avrebbe bisogno per riportare la pace nelle strade e nelle piazze sconvolte dai moti antirazzisti degli ultimi mesi. Quindi è scontro aperto con l'incerto Biden, che Trump pensa di poter incalzare sul terreno in cui l'ex vice presidente risulta più esposto, l'assenza di polso, di determinazione, in definitiva l'incapacità del suo temperamento a fronteggiare una situazione del paese, tra Covid19 e disoccupazione, a dire poco disastrosa. La scelta della Harris, di padre giamaicano e di madre indiana, da questo punto di vista è stata una scelta felice. Èuna donna intelligente, determinata e, appunto, coraggiosa, la quale, quando si è trattato di mettersi contro il proprio elettorato naturale di centro-sinistra, non ha esitato a prendere posizioni impopolari, come ad esempio sulla polizia, che lei ritiene doversi riformare ma non certo liquidare e rifondare come vorrebbero alcune frange estremiste del movimento antirazzista. E qui troviamo un'altra spiegazione della scelta caduta su di lei. Anche se Trump ha cercato subito di farla apparire una radicale, Harris è nella sostanza una moderata, e, nelle intenzioni di Biden, le sue posizioni su legge e ordine gli servono per non perdere quei ceti moderati che sull'onda di un più vasto moto antritrumpiano stavano abbandonando i repubblicani e spostandosi verso di lui. Harris può servire da garanzia contro i loro timori di disordini e violenze su cui sta soffiando Trump nel tentativo di far passare per eversivo tutto il movimento antirazzista. La sua passata professione di attorney general della California testimonia in lei una fedele servitrice delle istituzioni, capace di assumere anche posizioni controcorrente, tanto da sentirsi appellata in modo dispregiativo con l'epiteto di poliziotta' dai radicali californiani. Non sarà perciò facile per Trump attaccarla, come ha fatto spesso con Bernie Sanders e con la giovane deputata newyorkese Alexandria Ocasio-Cortez, esponenti di punta della sinistra radicale americana. Donna quindi che, sotto un temperamento battagliero, nasconde una vocazione moderata e pragmatica. Lo stesso Biden, durante la campagna delle primarie, ha dovuto sperimentare a sue spese questa specifica personalità, quando si è sentito rinfacciare con fair-play una antica posizione segregazionista che lui, allora senatore del Delaware, aveva incautamente assunto. Ma la novità dell'ingresso della Harris nella battaglia per la Casa Bianca vuol dire anche altre cose. Viene da una delle più prestigiose università americane, la Howard University di Washington D.C., storicamente nera, che ha raccolto in passato e continua a raccogliere le eccellenze di personalità di colore. È membro autorevole dell'AKA, che, se per bocca del proprio presidente Glenda Glover si è affrettata a precisare la propria estraneità alla lotta politica in corso, tuttavia dietro le quinte presenta una situazione più fluida, poiché nella maggior parte dei suoi membri più attivi, la nomina di Kamala a candidata alla vicepresidenza è stata accolta con grande entusiasmo. Con i suoi 300 mila iscritti l'AKA presenta una capacità notevole di raccogliere fondi per la campagna. Un sostegno che potrebbe contribuire in modo decisivo a far convergere sul ticket Biden-Harris un elettorato afroamericano e femminile il cui disimpegno risultò decisivo nella sconfitta di Hillary Clinton.
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