Una zia e l'ospite indesiderato Veladiano indaga sulla malattia

Mercoledì 20 Gennaio 2021
Una zia e l'ospite indesiderato Veladiano indaga sulla malattia
IL LIBRO
L'esordio di una malattia è come un nuovo libro da scrivere. «Lo chiamano esordio, come l'esordio di un cantante o di una scrittrice, come se ci fosse un futuro luminoso che attende» scrive Mariapia Veladiano nel suo ultimo romanzo Adesso che sei qui in uscita domani in libreria per l'editore Guanda. A rivelarsi, in queste pagine, è l'Alzheimer che si presenta nella vita di una cara zia, ospite indesiderato che pagina dopo pagina diventa uno dei personaggi. «La malattia viene percepita come una catastrofe - racconta l'autrice vicentina - Il mondo di prima non c'è più, ma è così che inizia una nuova storia. Questo romanzo racconta la storia del grande amore che unisce una nipote, Andreina, alla zia Camilla. Se Andreina avesse portato la zia in una struttura protetta questa loro storia, nuova in virtù della malattia, sarebbe stata negata». Il rapporto tra vita e personaggi, sarà anche il tema della sua lezione all'interno del corso Pordenonescrive organizzato da Pordenonelegge (e curato da Alberto Garlini e Gian Mario Villalta), in partenza il 2 febbraio a Pordenone. Come si esercita il distacco?
Perché si è confrontata con l'Alzheimer?
«È una delle emergenze del tempo presente, una delle patologie più diffuse e anche misteriose. La pandemia ha dimostrato la fragilità delle residenze per anziani, che definirei concentrazioni di fragilità. Durante la pandemia abbiamo capito come gli anziani siano percepiti come un problema che va eliminato, una realtà estranea alla vita. La nostra società non vede la vita come tutt'uno, perciò nega una parte di umanità, costruendo un mondo adatto all'uomo medio in buona salute. La pandemia è stata rivelatrice della disumanità in cui eravamo ben accomodati».
Questa malattia impone di confrontarci con la memoria e con il ricordo, perché è così doloroso?
«Le persone rimangono a lungo sul confine della consapevolezza, capiscono che qualcosa non va e non riescono ad aggiustarlo. Quando percepiscono di non ricordare si scatenano crisi di ansia e rabbia. Ma c'è una memoria affettiva. Zia Camilla ricorda moltissimo purché le si lasci la libertà di farlo con la sua memoria affettiva, l'amore per il marito, per la nipote, la rabbia verso la sorella. Le cose procedono una volta che si accetta questa chiave, senza preoccuparsi più del tempo, inteso come misura della normalità».
Come nasce il romanzo?
«Come sempre dall'incontro tra la vita dell'autore e quella delle persone e delle esperienze in cui ci si imbatte. Per un po' di tempo ho lavorato in Trentino dove ho visto in azione il Progetto Alzheimer, iniziativa che nasce da un'idea semplice: permettere anche a pazienti con patologie complesse di essere accompagnati nel proprio ambiente familiare».
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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