«Una vita nella musica nel segno di Scimone»

Lunedì 17 Giugno 2019
L'INTERVISTA
Riccardo Chailly, tra i maggiori direttori d'orchestra sulla scena internazionale, riceverà giovedì 20 giugno, al Teatro La Fenice, il premio Una vita nella musica. Il prestigioso riconoscimento, creato da Bruno Tosi nel 1979, andrà dunque al direttore musicale del Teatro alla Scala, sessantaseienne, milanese, appartenente a una delle famiglie musicali italiane più importanti: il padre, Luciano, scomparso nel 2002, è stato compositore prolifico ed eclettico, mentre la sorella, Cecilia, è arpista e artista versatile e poliedrica.
Maestro Chailly, la sua è a tutti gli effetti una vita nella musica. Quali momenti ricorda con maggior piacere?
«Devo andare indietro nella memoria. Vivevo a Roma, dove mio padre si era trasferito, e avevo incominciato a frequentare fuori corso, perché avevo solo tredici anni, le lezioni di direzione d'orchestra a Perugia di Piero Guarino. Mi venne a vedere Claudio Scimone e così m'invitò a Padova a dirigere i Solisti Veneti. Ricordo che arrivai ancora con i pantaloni corti».
La sua carriera musicale è legata anche a Franco Ferrara e Claudio Abbado, ugualmente premiati a Venezia come Scimone.
«Ferrara è stato il mio maestro di riferimento all'Accademia Chigiana di Siena. Di lui ricordo la grandezza del pensiero interpretativo e l'intensità dei giorni trascorsi a seguire i suoi corsi. Abbado, invece, mi chiamò non ancora ventenne quale assistente dei concerti sinfonici alla Scala. Oltre alle sue prove potevo seguire quelle di tutti i grandi nomi che giravano in quegli anni a Milano. Fu un'esperienza incredibile».
Qual è il suo rapporto con Venezia?
«Già da ragazzo, in visita con la mia famiglia, ho imparato ad apprezzarne la bellezza e il peso storico. Come direttore, il debutto veneziano è avvenuto con la Gewandhausorchester di Lipsia, con la quale ero in tournée in Italia. Poi, nel 2008, ho avuto modo di conoscere le qualità dell'orchestra e del coro della Fenice eseguendo l'Oratorio di Natale di Bach. L'ultima esibizione sul palcoscenico del Teatro La Fenice è però del 2010, in occasione del primo concerto dell'Orchestra Filarmonica della Fenice, con un programma musicale di grande importanza: la Seconda Sinfonia di Brahms e la Kammersymphonie di Arnold Schönberg».
Lei è direttore musicale della Scala. Che cosa ha di speciale quel teatro?
«È il teatro leader nel mondo per il melodramma italiano. E questo grazie al livello degli organici musicali e dei complessi tecnici e scenografici. Ho iniziato un felice progetto dedicato a Puccini, autore che negli ultimi anni era stato trascurato, che prevede l'esecuzione di tutte le opere del musicista di Lucca nella loro prima versione».
Come vede il futuro musicale del nostro paese?
«Progettare musica è difficile. Con la Scala abbiamo sponsor importanti che ci consentono di programmare con una certa serenità e ci permettono la realizzazione d'importanti lavori discografici. Ma so che non dappertutto è così e il sostegno pubblico è fondamentale. Vedo comunque positivamente il lavoro dei giovani nei conservatori, sia come strumentisti sia come compositori. Dopo gli anni settanta la musica contemporanea ha conosciuto una pausa d'arresto. Ora è il momento di guardare avanti. Ci tengo a sottolineare che all'estero ho sempre riscontrato ammirazione e stima per la cultura musicale del nostro paese».
Mario Merigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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