«Una perizia per l'aggressore di Marta Novello»

Domenica 22 Agosto 2021
L'INCHIESTA
MOGLIANO Sono passati cinque mesi esatti. Era il pomeriggio del 22 marzo scorso quando Marta Novello, 26enne di Marocco di Mogliano Veneto, venne raggiunta da 23 coltellate inferte da un ragazzino di appena 15 anni, che abitava a qualche centinaio di metri da casa sua, mentre stava facendo jogging in via Marignana. Cinque mesi in cui la vittima di quella brutale aggressione, con fatica, sta cercando di riprendersi per ritornare a una vita normale. E sono anche cinque mesi che il minorenne che l'ha accoltellata è rinchiuso in carcere, in attesa che le indagini facciano il loro corso. Complice la pausa estiva, sono in una fase di stallo. Il suo difensore, l'avvocato Matteo Scussat, spera che al più presto la Procura dei Minori di Venezia proceda con una perizia psichiatrica sul suo assistito. «Se nelle prossime settimane non ci saranno novità, solleciteremo gli inquirenti a effettuarla - ha dichiarato il legale - In caso contrario chiederemo noi l'accertamento. Che non sarà comunque complesso».
LA DIFESA
L'intenzione della difesa del ragazzino che ha accoltellato Marta, ufficialmente a scopo di rapina, è infatti quella di tracciare un quadro psicologico complessivo del giovane da mettere agli atti. Non si tratta dunque di una semplice perizia che stabilisca se il 15enne sia o meno in grado di intendere e di volere, ma un accertamento ad ampio spettro che delinei il suo grado di maturità, il livello reale di comprensione di quello che ha compiuto e la capacità di distinguere il bene dal male. Non solo. Il perito avrà anche il compito di affermare se al momento del delitto fosse lucido e nel pieno delle sue facoltà mentali e se la sua condizione sia o meno compatibile con la detenzione in carcere. Non è escluso infatti che il giovane possa essere trasferito in un'altra struttura, anche se nel carcere minorile di Treviso, dov'è detenuto, sta seguendo un percorso con degli specialisti. «Servono accurate valutazioni» aveva dichiarato l'avvocato Scussat al termine dell'interrogatorio di convalida dell'arresto. Circostanza che ha ribadito anche in questi giorni, nella speranza che le indagini coordinate dal pm Giulia Dal Pos, subiscano un'accelerazione.
LA RICOSTRUZIONE
Agli atti, oltre alle parole del giovane durante l'interrogatorio di convalida, alle testimonianze dei due operai che hanno soccorso Marta e a una lunga serie di documenti e accertamenti tecnici, ci sono anche le parole della 26enne. Otto giorni dopo l'aggressione, la vittima aveva parlato per oltre tre ore con gli investigatori, tracciando un quadro completo di quanto aveva subito. «Voglio parlare, dire tutto» aveva detto agli inquirenti. «Mi ricordo che ero andata a correre, che un tizio mi ha avvicinata e voleva dei soldi. Mi ha parlato, io gli ho risposto. E poi mi ricordo che aveva un coltello: mi ha colpita, c'era sangue». Momento per momento ha ripercorso ogni istante di quel lunedì pomeriggio. Nonostante il disorientamento, il dolore lancinante e i farmaci che annebbiano i sensi, Marta è sempre rimasta lucida. Quell'interrogatorio aveva segnato un passaggio decisivo nell'iter investigativo. Poi però era entrata in scena una nuova figura: quella dei profiler del Reparto analisi criminologiche, carabinieri specializzati che attraverso le parole della vittima hanno costruito un profilo criminologico del 15enne. Grazie alle descrizioni fornite da Marta sulle esatte parole, sui gesti del ragazzino e sulle modalità dell'aggressione, hanno elaborato un ritratto della sua psiche e dei risvolti psicocriminali.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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