Un fossile per capire i terremoti

Giovedì 14 Dicembre 2017
Un fossile per capire i terremoti
L'INDAGINE
Ha lo stesso effetto pratico della Stele di Rosetta e servirà, da oggi in poi, come chiave di lettura per capire tutto quello che avviene nel cuore della Terra quando in superficie il suolo trema. Quando cioè un terremoto porta distruzione e cambia, a volte per sempre, il paesaggio che conosciamo. Quello che i geologi invece non sapevano, era che cosa succedesse sotto la superficie terrestre in quegli istanti.
ROCCIA ANTICHISSIMA
A svelare il mistero ora una ricerca che ha coinvolto anche l'Università di Padova e ha portato al ritrovamento di campioni di roccia perfettamente conservati e riconducibili a un terremoto fossile avvenuto 45 milioni di anni fa. Le rocce scoperte sulla collina torinese di Moncuni, nelle Alpi Cozie, e perfettamente conservate, testimoniano un antico sisma di subduzione (cioè lo scorrimento di una placca sotto un'altra e il suo conseguente trascinamento verso il basso) avvenuto a 90 chilometri di profondità. Sono l'unico esempio al mondo di un terremoto fossile in una placca oceanica esumata da tali profondità e spiegano quanto avviene nelle zone di subduzione circumpacifiche attuali.
STUDIOSI PADOVANI
La firma sulla scoperta, pubblicata nelle scorse settimane su «Nature Geoscience», l'ha messa il team di ricerca formato da Giorgio Pennacchioni e Fabrizio Nestola, entrambi del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova e da Marco Scambelluri e Mattia Gilio, ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Ambiente e della Vita dell'Università di Genova. Il tutto in collaborazione con le Università di Erlangen in Germania e Utrecht in Olanda. Sono gli stessi ricercatori a spiegare la storia della roccia che potrebbe cambiare le nostre conoscenze. Si tratta di parti della Tetide Mesozoica, una placca oceanica nata nel Giurassico 160 milioni di anni fa durante le prime fasi di apertura dell'Oceano Atlantico, subdotta tra i 45 e i 55 milioni di anni fa e poi incorporata nella catena alpina.
SISMA FOSSILE
Il terremoto fossile di Moncuni si sviluppò durante la subduzione della Tetide. La cicatrice di questa area è oggi rappresentata dalla catena alpina che ha intrappolato al suo interno frammenti dell'originario oceano. «L'antica sismicità profonda è testimoniata - afferma Giorgio Pennacchioni, Dipartimento di Geoscienze del Bo - dal ritrovamento di una roccia chiamata pseudotachilite, nata dalla solidificazione di un fuso silicatico formatosi per attrito durante lo scorrimento di una faglia alla velocità di un metro al secondo. Le rocce diagnostiche di un movimento sismico sono difficilmente conservate venendo comunemente cancellate durante il percorso verso la superficie. Identificare queste rocce equivale a trovare la Pietra di Rosetta che ci consente di tradurre direttamente le strutture delle rocce nei processi chimico-fisici avvenuti in un terremoto». Anche perché l'attività sismica e vulcanica sono espressioni dirette della vitalità del nostro pianeta. Per questa ragione lo studio dei terremoti e dei vulcani è un caposaldo nelle Scienze della Terra. E dato che le profondità a cui si generano i terremoti sono inaccessibili all'osservazione diretta e lo studio si basa solo sull'analisi delle onde sismiche rilevate in superficie, avere tra le mani il codice d'accesso è una nuova chiave per aprire il cuore della Terra.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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