Un divorzio da paura lotta (horror) per il figlio

Venerdì 22 Giugno 2018
Un divorzio da paura lotta (horror) per il figlio
Unica opera prima in Concorso all'ultima Mostra ha avuto l'incredibile clemenza delle Giurie che le hanno attribuito ben due premi: il Leone d'argento per la regia e il Leone d'oro del futuro appunto come film d'esordio. Un'esagerazione colossale, trattandosi di un film che convince poco.
Lo firma il 38enne francese Xavier Lagrand, si intitola L'affido e sembra già tutto vecchio. Invece in un contesto molto convenzionale è la storia di Miriam e Antoine, divorziati, che cercano di ottenere l'affido di Julien, il loro figlio più piccolo. Il padre, a detta della madre, è un uomo violento e pericoloso, ma i giudici stentano comunque a crederle. Una storia indubbiamente molto attuale, ma che nel film lascia solo spazio agli aspetti più gridati.
In un crescendo di tensione, si arriva a un finale dagli stilemi horror (una specie di situazione alla Shining, con madre e figlio terrorizzate dal padre armato), mentre il film costruisce un teorema della paura in una struttura ovvia, senza mai uno scatto di regia (appunto: anche l'altro premio grida abbastanza vendetta). E lancia, senza approfondirle, altre tematiche, come la scoperta di essere incinta da parte della figlia neo maggiorenne, che tutto sommato serve a poco all'economia del film, se non sviluppata, ma alimenta un clima di ossessione e paura, che sembrerebbe il motivo essenziale della messa in scena.
Certo il tema del diritto dei minori a essere protetti e salvaguardati resta importante, ma siamo lontani dall'eleganza di scrittura e regia di un Farhadi (quello di Una separazione) o dal simbolismo spinto dell'ultimo Zvyangintsev (Loveless), solo per fare qualche esempio eclatante e riuscito. Curioso, diciamo così, comunque che questo film sia stato abbondantemente premiato a Venezia: di sicuro la Settimana della Critica, come ogni anno dedicata soltanto a film d'esordio, ha presentato, nella sua sezione, opere prime ben più significative e interessanti e la sorpresa per la preferenza al film di Legrand ha lasciato la consueta scia di critiche.
Adriano De Grandis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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