«Tutta la vita di Tom figlio della montagna»

Domenica 15 Dicembre 2019
IL LIBRO
Segni particolari: un disadorno piacere di vivere nonostante il destino. Avrebbe potuto essere questa la frase da scrivere nel passaporto di Tom Ballard. E sintetizzerebbe bene il rispettoso e lucido ritratto che Marco Berti ha fatto di un amico nel libro Tom Ballard il figlio della montagna (Solferino, 268 pagg, 18) prefazione di Reinhold Messner.
Marco Berti, veneziano figlio di laguna, sguardo himalayano, già collaboratore per Il Gazzettino, uno degli alpinisti più originali degli ultimi anni. Un uomo che ha saputo stare al pc come in parete, usando solo quello che serve, aggettivi pochi come gli strumenti per un'arrampicata libera. Nelle sue pagine cronaca, vita, sentimenti, più che idee, utopie, sogni.
Così questa storia del suo amico Tom Ballard ha il profumo di una mattina quando dopo la pioggia arriva il sole e pulisce tutto. È il racconto della vita di un ragazzo che aveva arrampicato ancora prima di nascere, figlio dell'inglese Alison Hargreaves, la prima donna a scalare (1995) l'Everest in solitaria e tutte le pareti nord delle grandi montagne alpine in una sola stagione. Una donna che Messner definì la più forte delle alpiniste che aveva scalato l'Eiger incinta di sei mesi di Tom; e che morirà sul K2, spazzata da una tempesta.
IL RICORDO
C'è una pagine di Berti che mostra come in un fotogramma la visione della vita di Tom: la preparazione di una conferenza con il Cai di Mestre al Candiani. Tom non ama parlare, anzi. Marco prepara le diapositive e fa le prove. Tom mangia una torta intera. Poi vanno in sala e Tom si trasforma.
Il giorno dopo torna il solare-silenzioso ragazzo che è sempre stato. Uno che vuole vivere arrampicando, che costruisce la propria strada su quelle rocce in cerca forse di placare la dolcissima inquietudine che gli abita dentro. La vita di Tom è storia di arrampicate ma Berti non fa elenchi di pareti, gradi di difficoltà, tempi e successi. L'autore appare come uno spirito che circonda e vive con quell'essere naturalmente capace di cose strabilianti. Parla e vive con lui, adotta uno stile intimo e amichevolmente sobrio.
SULLE DOLOMITI
E trasporta così il lettore in luoghi da quasi tutti impensati e inarrivabili: dal freddo di una scalata invernale all'intimità di una tenda agganciata ad una parete: tutto con leggerissima tranquillità, anche quando si è sull'orlo di grandi rischi. Una visione rara. Pulitissima e piena di pudori. Il racconto della scalata di Tom nelle Dolomiti e delle più gradi pareti nord delle Alpi in invernale (ripetizione dell'exploit della madre) appare così come un rullino di foto in bianco e nero dimenticato in una scatola di latta: bello e struggente.
Tanto che anche la narrazione dell'ultima tragica scalata - fatta da Tom Ballard con Daniele Nardi nel febbraio del 2019 sul Nanga Parbat (mondagna nuda in urdu), sul difficile Sperone Mummery - si ferma come una pellicola spezzata su una moviola. Lascia solo capire che Tom, carattere chiuso, dolcemente malinconico, arrampicatore senza sponsor o quasi, ha sempre avuto il destino nelle sue mani, fino all'ultimo.
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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