Trincee, cannoni ed eroi quotidiani così la Grande Guerra si racconta

Giovedì 19 Ottobre 2017
LA MEMORIA
Come si racconta una guerra, ai reduci e a chi non ha mai combattuto? Nelle decine di strutture italiane dedicate alla Prima Guerra Mondiale (una ventina di musei veri e propri, più moltissime collezioni locali) si scopre l'evoluzione che attraversa da decenni tutti i musei militari del mondo.
Quando è stato inaugurato nel 1921 alla presenza di re Vittorio Emanuele III, il Museo Storico Italiano della Grande Guerra di Rovereto, nel magnifico castello della città, era una raccolta di armi, cimeli e bandiere, con al centro gli eroi tricolori come Gabriele d'Annunzio, Cesare Battisti e Fabio Filzi.
Nella ristrutturazione di qualche anno fa il tono è cambiato, ed è stato dedicato dello spazio alle sofferenze dei civili, e all' altra guerra, combattuta dai militari trentini (sudditi di Francesco Giuseppe) sul gelido fronte russo.
EVOLUZIONE
Ha conosciuto un percorso simile anche il Museo della Battaglia di Vittorio Veneto, dedicato agli scontri sul Piave e agli ultimi giorni del conflitto.
La vita quotidiana dei soldati, spesso accomunando i reperti austro-ungarici a quelli delle trincee italiane, è al centro del Museo della Guerra Bianca di Temù, del Forte Belvedere di Lavarone, del Museo di Timau, in Friuli, che racconta il lavoro delle portatrici carniche, arruolate per portare cibo e munizioni in prima linea. Molte di queste strutture, da anni, lavorano per ristrutturare sentieri di guerra e trincee.
Se il Forte Corbin, costruito dagli italiani presso Asiago, ospita soprattutto cimeli in grigioverde, l'inverso succede a Forte Strino, accanto al Passo del Tonale, in Trentino. Sul confine tra l'Alto Adige e il Veneto, il Forte di Valparola, restaurato da qualche anno, ospita la straordinaria collezione della famiglia Lancedelli, recuperanti per tre generazioni.
Offrono emozioni speciali il piccolo Museo storico di Solda, in Alto Adige, dove è esposto il cannone austro-ungarico che sparava dai 3904 metri dell'Ortles, dov'era stato issato con enorme fatica. E il Museo di Pejo, in Trentino, a cento metri dal piccolo cimitero dove vengono sepolti, gli uni accanto agli altri, i caduti austro-ungarici e italiani che tornano alla luce nei ghiacciai.
Il Museo di Sesto, in Val Pusteria, ha al centro i diari di guerra di due giovani della valle, spediti insieme a migliaia di loro coetanei nelle trincee d'alta quota. Il Museo di Monte Rite, di Reinhold Messner, occupa il forte italiano destinato a proteggere Cortina. Al posto delle torrette dei cannoni, delle cupole di cristallo consentono di ammirare le Dolomiti.
St.Ar.
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