Tre storie di padri in crisi tra spettacolo e psicanalisi

Domenica 18 Agosto 2019
TEATRO
«Il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri». Prende le mosse da questo assunto lo spettacolo con cui Mario Perrotta ha debuttato a fine 2018 al Piccolo di Milano e che oggi fa tappa a Bassano del Grappa nel programma di Operaestate Festival (www.operaestate.it). Scritto e diretto da Perrotta, In nome del padre nasce da un intenso confronto con lo psicanalista e scrittore Massimo Recalcati. E porta in scena tre padri diversi per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa, ma accomunati dalla crisi del loro ruolo di fronte a figli adolescenti che sono «interlocutori disconnessi di dialoghi mancati».
«Tre padri - chiosa Perrotta - che a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli». Tornando alla crisi di fondo che è il perno dello spettacolo, si comprende nelle parole di Recalcati il peso della riflessione sulla paternità. «Ogni esercizio dell'autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato - evidenzia lo psicanalista - I padri smarriti si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa. Il linguaggio del teatro, in questo progetto, può dare un contributo essenziale per cogliere sia l'evaporazione della figura tradizionale della paternità, sia il difficile transito verso un'altra immagine, più vulnerabile ma più umana, di padre».
LA SFIDA
Mario Perrotta ha scelto di giocare questa partita impegnativa dato che è diventato lui stesso padre 5 anni fa «e mio figlio - spiega - mi mette ogni giorno di fronte a domande alle quali non sempre riesco a rispondere, peraltro con risposte che la maggior parte delle volte sono sbagliate perché lui nel frattempo si è già riposizionato. È una lotta quotidiana di posizionamento e mentre tu pensi che sia ancora dove era ieri, lui si è già spostato. Allora è tutta questione di elasticità per riuscire a spostarsi». L'artista parte dunque dall'aver provato sulla propria pelle «il mestiere più difficile del mondo» e per confrontarsi con le proprie insicurezze e fragilità porta in teatro questa crisi «anziché andare io dallo psicanalista». Lo spettacolo mette sotto la lente d'ingrandimento il nucleo fondante di ogni società almeno in Occidente, «la famiglia la cui disgregazione è all'origine di ogni altro disordine sociale afferma Perrotta La famiglia non funziona più ed è saltato il meccanismo che la teneva insieme da tempo immemorabile. Non c'è niente di nostalgico in questo lavoro, probabilmente quel tipo di famiglia di cinquant'anni fa era destinato a saltare per aria, ma non c'è stata una riformulazione. E oggi i padri sono assenti, con un infantilismo che sembra la caratteristica comune».
E dunque accanto alla spinta personale c'è quella civile, perché in fondo «a queste domande non ci sono risposte conclude - Non ci sono formule matematiche, perché un figlio o una figlia sono persone con una storia genetica e una vita prenatale e poi c'è l'ambiente che li accoglie. Per questo non si può lasciar andare tutto, essere genitori è un lavoro e una responsabilità enorme». Non a caso il prossimo progetto (che debutta a gennaio 2020) sarà dedicato alla figura della madre. La collaborazione con Recalcati dunque prosegue. «Massimo Recalcati non ha scritto una parola del testo, me ne assumo la responsabilità conclude Perrotta A fronte della sua lunga esperienza professionale mi ha però offerto una casistica tragicamente meravigliosa, con un approccio molto laico mi ha aiutato a inquadrare le modalità contemporanee dell'esser padre in maniera patologica».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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