Tosca formato famiglia

Sabato 17 Agosto 2019
Tosca formato famiglia
LIRICA
Enrico al debutto sul palcoscenico, mamma Sara in orchestra, papà Francesco dietro le quinte: una Tosca da pelle d'oca per la famiglia Ommassini il 10 agosto all'Arena di Verona. Nel cast di stelle capitanato da Fabio Sartori e Ambrogio Maestri sotto la direzione di Daniel Oren anche il talentuoso 13enne nel ruolo del Pastorello ha saputo ritagliarsi un piccolo successo personale. Battiti a mille per i suoi genitori, entrambi impegnati, in ruoli diversi, nella produzione lirica. E alla fine l'abbraccio liberatorio.
Francesco Ommassini, veneziano, per molti anni è stato concertino dei violini secondi in Arena. Poi la decisione di dedicarsi alla direzione d'orchestra. «Enrico è cresciuto tra i velluti del Teatro Comunale di Treviso, assistendo a tutti i debutti di suo padre». Sara Airoldi, novarese da un ventennio in Veneto, è invece primo violoncello nell'orchestra della Fondazione Arena. «Enrico si è avvicinato al teatro perché tiene alla propria indipendenza economica! Quando era piccolo faceva la comparsa, ma ora ha superato ampiamente le dimensioni - sorride - quindi, siccome canta dalla mattina alla sera, io e suo padre gli abbiamo consigliato di avvicinarsi al coro di voci bianche». Due anni fa il ragazzo ha iniziato il suo percorso nel coro Adamus, seguito da Elisabetta Zucca. «Ha potuto così essere impiegato come corista in Turandot lo scorso anno. Un'esperienza che lo ha galvanizzato. Non riuscivamo più a spegnerlo!». Poi, quando a gennaio è uscito il bando per il ruolo del Pastorello in Tosca la sua maestra ha chiesto ai genitori di farlo partecipare. «Io le ho detto: questa deve essere una cosa tra voi due, noi non vogliamo condizionarlo o fare pressioni. Si sono gestiti la cosa tra di loro, e poi è andata bene».
SENZA PROVE
Arriva la stagione areniana con le prove, la conoscenza con il cast e il direttore. Ma arriva anche il meteo pazzerello che fa saltare la prova generale. «È andato in scena senza poter provare sul palcoscenico, perché il giorno della prova pioveva. Noi eravamo terrorizzati». Evidentemente il ragazzo meno. Ed ecco la sera della prima: Sara prende posto in orchestra, Francesco segue da dietro le quinte. Si arriva al fatidico terzo atto. Entra in scena, Enrico, un pastorello monello («esattamente come nella realtà» scherzano i genitori) dalla voce argentina e fresca. Aggredisce l'Arena, a proprio agio sul palcoscenico canta benissimo. La critica lo nota. «Mamma non lo so davvero come ho fatto, siccome all'Arena si deve cantare forte, io ce l'ho messa tutta». È stato un diluvio di battimani a salutare il debutto di Enrico: il ragazzo ha carattere da vendere. In buca, sua madre però aveva le palpitazioni. «Un terzo atto al cardiopalma. Una pagina dopo io avevo l'assolo. Ma come potevo concentrarmi vedendo mio figlio sul quel palcoscenico enorme? - sorride - poi quando l'ho visto affrontare con piglio le 13 mila persone mi sono detta: bravo Enrico, posso comodamente pensare a me».
L'IMPULSO GIUSTO
A dare l'impulso per l'entrata in scena, dietro le quinte papà Francesco, direttore d'orchestra e coadiutore della direzione artistica. «Confesso: mi tremavano le gambe. Non mi sono mai sentito così, neanche per i miei debutti». A fine serata Enrico riceve gli applausi del pubblico e dei colleghi dei suoi genitori. «Un'ondata di affetto che ci ha reso davvero felici. Enrico era euforico». Neppure il tempo di godere della performance che mamma e papà lo hanno richiamato all'ordine. «Gli abbiamo subito detto: guarda che la seconda recita è la più difficile. Devi continuare a concentrarti». Nascere in una famiglia di musicisti ti fa annusare l'aria, capire se c'è la voglia di misurarsi con questo mestiere. «Enrico non ha mai voluto studiare uno strumento e io non l'ho forzato. Ha talento, ha l'età dalla sua. Devo dire che la sua personalità ci ha sorpreso, ma non gli imporremo mai di fare il musicista - prosegue Airoldi - Per ora lasciamo che si goda questi giorni e il piccolo cachet con cui comprare i giochi elettronici di cui va pazzo».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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