Torneranno le navi più grandi

Sabato 30 Ottobre 2021
PORTO
MESTRE Il pescaggio nel canale dei petroli è tornato a 11,50 metri, cioè a quanto stabilito dal Piano regolatore portuale del 1965. Così finalmente le navi più grandi che avevano smesso di entrare a Marghera perché toccavano il fondo con la chiglia e mettevano a rischio la sicurezza in laguna potranno tornare ad ormeggiare alle banchine e scaricare e caricare merci, comprese quelle della linea diretta con l'Estremo Oriente che era stata conquistata a fatica da Venezia e, dopo pochi anni, era scomparsa. Se si considera che l'ordinanza della Capitaneria di porto, precedente a quella appena firmata, fissava il pescaggio a 10,50 metri, il salto è considerevole e consentirà a navi lunghe fino a 230 metri di poter entrare. Per le navi tra i 301 e i 335 metri di lunghezza il pescaggio massimo è stato mantenuto a 10,50 metri, e quindi in buona sostanza per le grandi navi da crociera il pescaggio rimane quello fissato nel 2018, ma queste unità hanno chiglie meno profonde di quelle commerciali e quindi molte riusciranno a transitare, questo in teoria perché tutto dipenderà da quanti approdi temporanei (in sostituzione di quelli alla Marittima di Venezia) l'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas) riuscirà a realizzare e a mettere a disposizione a partire dalla prossima stagione estiva del 2022.
I CONTENUTI
L'ordinanza in questione è la numero 99 e riguarda in particolare il tratto che va dal curvone del porto petrolifero di San Leonardo fino al Bacino di evoluzione numero 3 a Fusina in corrispondenza del canale industriale Sud. Per quanto riguarda Chioggia, invece, l'ordinanza è la numero 61 della Capitaneria di Porto di Chioggia, in base alla quale i nuovi pescaggi sono stati portati, per gli accosti dello scalo Val da Rio, fra i 6.5 metri e i 7 metri mentre, per gli accosti dello scalo Saloni-canal Lombardo esterno (C1-C6), a 7 metri.
Come si è arrivati a queste due ordinanze tanto attese da tutti gli operatori e i lavoratori portuali? Grazie agli scavi dei canali e all'asporto dei fanghi che li avevano interrati. Dal 2019 ad oggi (e in parte i lavori sono ancora in esecuzione), infatti, l'Adspmas ha investito 18,4 milioni di euro sul canale Malamocco-Marghera e altri 990 mila euro a Chioggia per tirar fuori 1 milione di metri cubi di fanghi: di questi, sulla base del Protocollo Fanghi del 1993, circa 150 mila metri cubi classificati come A, cioè puliti, sono stati utilizzati per interventi di ripristino morfologico delle barene, mentre i restanti, classificati come B, sono stati conferiti all'Isola delle Tresse; a Chioggia, inoltre, gli escavi hanno permesso di rimuovere complessivamente circa 45 mila metri cubi di sedimenti, tutti classificati come B e quindi conferiti alle Tresse. L'Adspmas spiega che si tratta di «escavi manutentivi», cioè non di interventi che rovinano la laguna ma di ordinaria manutenzione dei canali esistenti, quella manutenzione che fino ad una ventina di anni fa si faceva regolarmente e periodicamente e che, invece, negli ultimi anni è stata bloccata, o fortemente rallentata, dalla burocrazia romana e dalle pressioni degli ambientalisti. «Credo sia importante mantenere alta l'attenzione su tutte quelle metodologie innovative e quelle soluzioni tecnologiche volte ad una manutenzione ordinaria dei canali portuali e, contemporaneamente, alla tutela ambientale - afferma non a caso Fulvio Lino Di Blasio, presidente dell'Adspmas -. Attrarre traffici per lo sviluppo della portualità veneta non deve infatti essere considerato elemento in antitesi alla tutela della laguna, bensì componente di un equilibrio possibile».
Gli escavi eseguiti dal 2019 ad oggi sono stati possibili grazie all'impegno costante dei vertici del Porto, e nonostante il nuovo Protocollo fanghi, promesso a più riprese dagli ultimi ministri dell'Ambiente, non sia ancora stato varato. «Abbiamo ridato impulso alla collaborazione fattiva con tutti gli Enti preposti alla salvaguardia ambientale ed economica della laguna (il ministero della Transizione Ecologica e il ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili in primis, ma anche Ispra, Piopp e Arpav) per raggiungere la definizione del nuovo Protocollo Fanghi» ha aggiunto Di Blasio. Protocollo che dovrà essere seguito dal Piano Morfologico della Laguna, anche quello in forte ritardo sui tempi. E per riavviare un piano di manutenzioni ordinarie dei canali, compresi i canali e i rii di Venezia, sono indispensabili entrambi gli strumenti.
Elisio Trevisan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci