TEATRO
Una storia poetica e potente che apre alla riflessione sugli orrori del

Venerdì 13 Ottobre 2017
TEATRO
Una storia poetica e potente che apre alla riflessione sugli orrori del totalitarismo, ma soprattutto sul razzismo, grazie all'incontro con un diverso lontano da ogni stereotipo. È la storia di Rukeli, uno zingaro che sfidò il regime nazista, che Giammarco Busetto porta in scena oggi al Teatro Ca' Foscari, per iniziativa del Master Immigrazione. Fenomeni migratori e trasformazioni sociali.
Lo spettacolo 9841/Rukeli - prodotto dalla compagnia veneziana Farmacia Zoo:È e vincitore del Roma Fringe Festival 2016 - ricostruisce la vicenda tragica ed eroica del pugile sinti Johann Wilhelm Trollmann e della sua dignità.
L'incontro di Busetto con la storia di Rukeli è stato folgorante. Nel 2010 ho deciso di lasciare ogni altra occupazione per dedicarmi al teatro - racconta - e un giorno, proprio mentre raggiungevo i miei soci di allora per comunicare la mia decisione, per radio raccontano la storia di questo pugile sinti vittima del Terzo Reich. Non l'ho scritta io, eppure sembra cucita su misura. Perché Rukeli ha la tendenza a non accettare mediazioni con l'ingiustizia e anch'io mi trovo a reagire come un adolescente idealista di fronte a compromessi comodi ma scorretti, rimarca l'attore/autore. Un anno di ricerche, a caccia di materiali in lingua tedesca su quest'uomo che pagò a prezzo carissimo l'aver scelto di non rinunciare ai suoi ideali. E il risultato è una storia epica, che Busetto approccia come una narrazione omerica con molti fatti e forti emozioni.
La storia di Trollmann/Rukeli ha tre apici narrativi: l'inattesa vittoria del piccolo sinti (un peso medio) contro quell'Adolf Witt che da peso massimo era il campione per eccellenza della boxe ariana. La velocità e mobilità del pugile zingaro, che danza sul ring prima di Muhammad Ali, gli consentono di umiliare il gigante tedesco e quando i gerarchi nazisti in sala cercano di invalidare l'incontro è il pubblico ad incoronarlo. Il secondo passaggio è quello cruciale. Quando Trollmann si presenta di fronte a un avversario più debole e incassa senza reagire con la faccia cosparsa di farina e i capelli tinti di biondo, per canzonare la retorica ariana e i gerarchi che lo avevano costretto a combattere senza muoversi dal centro del ring, sapeva di firmare la propria condanna. Persa la licenza di pugile, spala carbone e vive di stenti, si nasconde nei boschi, finisce in prima linea nella campagna di Russia dove viene ferito. Al rientro 9841 è il suo numero in codice nel campo di concentramento di Neungamme, dove ufficialmente muore di polmonite o forse, secondo altre fonti, finisce in un altro campo dove muore ammazzato da un gerarca delle SS che ha messo al tappeto. Questo zingaro mette in scacco il regime con scelte provocatorie, quasi geniali, evidenzia Busetto. Avrebbe potuto piegarsi a quella farsa, accettare il compromesso e tornare alla sua vita di atleta amatissimo dagli appassionati di boxe e dalle donne. E invece no: credeva così tanto nella libertà da sfidare il partito nazionalsocialista sul suo campo, quello della propaganda.
Giambattista Marchetto
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