Tassa di soggiorno No di Confedilizia: «Così cresceranno i turisti di giornata»

Mercoledì 18 Ottobre 2017
IL GRAN RIFIUTO
VENEZIA La stangata del Comune sulle case per le vacanze non piace a Confedilizia Venezia. Che boccia la modifica regolamentare in base alla quale gli appartamenti in locazione breve a turisti dovranno pagare da un minimo di 2 fino a 5 euro a partire dal primo gennaio 2018.
«Siamo alle solite - sbotta il presidente Giuliano Marchi - Si colpiscono i pernottanti per i danni provocati soprattutto dai non pernottanti. Una scelta incomprensibile, che complica le cose anziché risolvere i veri problemi. Perché di questo passo, le persone che opteranno per sistemazioni diverse e dormiranno al di fuori del territorio comunale per invadere la città storica durante il giorno saranno sempre di più. Mentre noi continueremo a tenerci le ondate di turisti mordi-e-fuggi».
Altrettanta perplessità, il rappresentante di Confedilizia manifesta verso l'accenno fatto da Ca' Farsetti alla destinazione dell'importo ricavato dall'operazione, ossia attività di miglioramento della gestione turistica e della sicurezza della città.
LE PROTESTE
«Apprendo che nelle intenzioni dell'Amministrazione comunale, tutti i 28 milioni della tassa di soggiorno sarebbero riutilizzati per coprire costi derivanti dal turismo - continua Marchi - Ma non mi risulta sia così. E se questi dubbi trovassero conferma, la tassa si trasformerebbe in un'imposta. Con tutte le conseguenze del caso, anche dal punto di vista dell'immagine. Insomma, non mi sembra che con questo ritocco del regolamento, Venezia faccia una bella figura. A pensarlo è anche il presidente nazionale di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Abbiamo parlato poco fa, trovandoci perfettamente d'accordo».
Anche Luca Segalin, segretario regionale della categoria, parla di misura discutibilissima che colpisce i soliti noti, quelli facili da identificare. Giusto per far pagare qualcosa in più a chi visita Venezia e alla città lascia comunque qualcosa.
NO ALL'ASSIMILAZIONE
Segalin, poi, ricorda che per Confedilizia l'assimiliazione della locazione alle attività ricettive non ha alcun senso: «A chiarirlo è lo stesso Codice civile - precisa - Le locazioni non comportano servizi tali da giustificare il pagamento della tassa di soggiorno. Il Comune se ne faccia una ragione».
Ma più nello specifico, cosa prevede la modifica approvata dalla Giunta? In parole povere, il passaggio da una quota fissa a una variabile, basata sul prestigio e la collocazione territoriale dell'immobile che ospita l'appartamento turistico. In denaro sonante, questo significa il passaggio da 1,50 euro per tutti a una forcella tra i 2 e i 5 euro.
La quota minima pagata per una casa popolare a utilizzo turistico, e quella massima riservata ad appartamenti signorili in palazzi storici.
«Non siamo contrari per principio al fatto che si debba lasciare qualcosa alla città che si vuole visitare - concludono Marchi e Segalin - Ma che a farne le spese siano sempre e solo i pernottanti in alberghi o case private. Che, in quanto tali, per Venezia non sono un peso ma una risorsa da coltivare».
Oltre a Confedilizia la resistenza all'imposta di soggiorno è portata avanti da molti titolari di alloggi che affittano su Airbnb visto che, in mancanza di accordi con lo Stato o con le autorità locali, l'onere del versamento ricade su chi ospita secondo le modalità stabilite dal Comune. In ogni caso, la manovra correttiva di fine primavera del Governo ha introdotto un regime fiscale ah hoc per le locazioni brevi, dando ad esse per la prima volta una definizione giuridica diversa da quella del Codice civile.
Vettor Maria Corsetti
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