Svolta finanziaria per la Fondazione di Venezia

Giovedì 11 Marzo 2021
Svolta finanziaria per la Fondazione di Venezia
OLTRE L'M9
MESTRE Il mattone non rende più, o comunque non abbastanza. Meglio titoli e azioni e, attraverso le rendite finanziarie, sarà possibile arrivare anche a raddoppiare le erogazioni per il territorio. La filosofia della Fondazione di Venezia è tutta qui e, dopo la vendita della Casa dei Tre Oci e le prime manifestazioni di interesse arrivate per la super-sede della Fondazione sul Rio Novo (valutata 16 milioni di euro, secondo la stima compiuta l'anno scorso di Tommaso Santini, ex Ad del Vega ed ex direttore immobiliare del Gruppo Condotte, incaricato di fare un quadro del patrimonio immobiliare), una dismissione importante arriverà anche su Mestre: il palazzo a L tra via Poerio e via Brenta Vecchia che la stessa Fondazione aveva acquistato dalla Regione all'inizio degli anni Duemila. Tutto direzionale e commerciale (al piano terra si trova un maxi store di prodotti detergenti e una banca), ma che ora evidentemente rende troppo poco, pur avendo aumentato il suo valore per la vicinanza con quel gioiello di architettura che è il distretto M9.
Una stima del valore è ancora prematura, ma Michele Bugliesi, presidente della Fondazione, ha tracciato la strada durante l'audizione dell'altroieri in commissione consiliare. «Di certo - fanno sapere dalla Fondazione che, almeno per ora, vuole tenersi stretto solo il Museo del Novecento e il distretto nell'ex chiostro nel quale dovrebbe prima o poi decollare il Centro per l'innovazione, incubatore di start up nel campo delle scienze per la vita - la cessione di questo edificio avverrà solo quando arriveranno offerte a condizioni ottimali e a valutazioni ottimali» che, in un momento di stallo come quello attuale, non sono proprio dietro l'angolo. Ma la Fondazione ha comunque promesso il raddoppio da qui al 2023 delle erogazioni al territorio, oggi ancor più preziose e necessarie per la ripresa economica, che dovrebbero progressivamente salire anno dopo anno dagli attuali 4,5 milioni a 7 e, infine, a 9 milioni di euro. Denaro che non verrebbe semplicemente trasferito utilizzando gli introiti delle cessioni immobiliari (anche perché, in questo modo, il patrimonio evaporerebbe nel giro di una manciata di anni), ma deriverebbe dai rendimenti di quanto verrà reinvestito nel mercato finanziario. Insomma, una serie di operazioni delicatissime per la Fondazione guidata da Bugliesi che dovrà contemporaneamente far quadrare i conti, rilanciare M9 e far partire quel Distretto i cui mancati introiti sono forse la causa di gran parte delle difficoltà attuali.
Fulvio Fenzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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