Storia di migranti in Australia A teatro c'è la Piccola Venezia

Mercoledì 5 Agosto 2020
LA STORIA
Australia, 1882. Un gruppo di coloni provenienti dal Veneto e dal Friuli fondano il primo insediamento collettivo italiano del continente. Il nome con il quale la colonia viene tramandata oralmente è Cèa Venessia (Piccolo Veneto) - quello che risulta nei documenti è invece New Italy. È dal nome della tradizione che nasce il titolo del nuovo lavoro scritto e diretto da Marco Zoppello e interpretato da Stefano Rota. Lo spettacolo Cèa Venessia. Odissea nostrana dal NordEst all'Australia ha debuttato a Treviso e sarà in scena oggi e domani al Teatro Verdi di Padova, il 7 e 8 agosto al Teatro Goldoni di Venezia (info www.teatrostabileveneto.it).
EPOPEA VENETA
Nato da una co-produzione di Teatro Stabile del Veneto, Stivalaccio Teatro e OperaEstate, il lavoro racconta dei migranti partiti dal Veneto del loro viaggio attraverso gli occhi di Giacomo Piccoli, un giovanotto di Orsago. Come lui erano i Tomè, Nardi, Bellotto, Roder, Antoniolli e tanti altri che, spinti dalla fame e dalla miseria, caddero vittime delle promesse di un nobile francese, il Marchese De Rays. Con alle spalle una pianura agricola disperata e arretrata, i veneti si imbarcarono verso la Nuova Francia pronta ad accoglierli a latte e miele. Eppure non trovarono latte né miele. Ne è nato un racconto popolare, comico e drammatico insieme. Una sorta di filò agrodolce che attinge liberamente dagli idiomi dell'intera regione, dal friulano, dal francese, dall'invenzione e dagli illustri poeti che hanno cantato il territorio.
EMIGRAZIONE VENETA
«Sono 4 milioni e 439mila i Veneti che hanno lasciato le loro case in cerca di fortuna tra il 1876 e il 1978 - evidenzi Zoppello - America, Brasile, Argentina, Canada e Australia erano le rotte più percorse. Ho visitato New Italy, questa piccola colonia australiana, alcuni anni fa mentre ero nel continente per portare la Commedia dell'Arte. Ho parlato con uomini e donne immigrati molti anni addietro e questa storia si è depositata da qualche parte, come una bronsa cuerta, pronta a riaccendersi. Ci ha pensato Stefano Rota a soffiare via la cenere. Ci interessavano le cause, il contesto storico e questa incredibile odissea nostrana verso un nuovo continente». La genesi del lavoro è coincisa con il lockdown, tanto che Rota e Zoppello si son trovati a condividere la reclusione utilizzando come residenza teatrale per le prove la casa del regista. «Ci siamo trovati a condividere un'ispirazione legata all'emigrazione che ha toccato la storia delle nostre famiglie», chiosa Zoppello. E tutti i materiali raccolti per lo spettacolo sono stati ora raccolti in un libro sull'emigrazione e sul lavoro teatrale che è stato pubblicato a inizio agosto da La Grande Illusione.
Gianbattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci