«Stiamo raccontando la Venezia del futuro»

Giovedì 23 Gennaio 2020
L'ADDIO
Il suo ultimo giorno di lavoro a Venezia sarà il 31 marzo prossimo. Dal 1. aprile (e non è uno scherzo) sarà a Parigi, alla Bourse de Commerce, il nuovo museo allestito da Francois Pinault. Martin Bethenod lascia Palazzo Grassi dopo dieci anni, tre milioni di visitatori, 20 esposizioni sul groppone tra l'edificio di campo San Samuele e Punta della Dogana e più di 600 eventi al Teatrino, dal momento della sua riapertura nel 2013. Insomma, bottino pieno. «Non si lascia questa città senza una qualche emozione - confessa - Ma sono anche contento del mio successore (Bruno Racine ndr). Lo conosco bene, ha grande esperienza, conosce la realtà italiana. Saprà fare bene».
Bethenod non è stato facile arrivare ad entrare nel sistema Venezia. C'è chi vi guardava in cagnesco...
«C'era bisogno di un'attestazione di fiducia reciproca. E con il nostro lavoro, con le nostre proposte culturali, con le mostre e tutte le attività collaterali, lo abbiamo dimostrato un po' per volta. È stato un avvicinamento reciproco tra Fondazione Pinault e città di Venezia. Era normale che ci volesse tempo. Ed è stata una bella sfida».
Di certo, oggi la Fondazione Pinault si caratterizza per guardare avanti. Cerca il futuro, non tutti lo fanno. Altre istituzioni culturali sembrano proiettate al passato...
«Io vedo quello che abbiamo fatto. Di certo, aprire il teatrino alle nuove tendenze della musica, alla danza contemporanea, alla ricerca artistica attuale, al teatro di oggi, è stato senz'altro fondamentale».
Un po' di metodo transalpino per una cultura orizzontale e di comunità, quindi.
«Noi abbiamo sempre inteso guardare avanti. Anche con i nostri progetti culturali classici, ma anche puntando sull'inclusione sociale e sul gender. E questo è stato capito. Fondamentale anche il lavoro svolto con le Università (Ca' Foscari e Iuav)».
Insomma, Palazzo Grassi e Punta della Dogana hanno trovato il loro ritmo. Una velocità riconosciuta.
«Abbiamo dato il via a percorsi nuovi. I Dj set alla Punta della Dogana con la gente, soprattutto giovani, a sentire musica tra le opere contemporanee è un risultato o no? Io credo di sì. E tutto per merito di una squadra di giovani che ha scelto la sfida».
Cosa ricorda come grande conquista?
«Senz'altro l'avvio del progetto per la riapertura del Teatrino di Palazzo Grassi. Ricordo ancora come l'allora sindaco Giorgio Orsoni, la soprintendente Renata Codello, l'architetto Tadao Ando convinsero monsieur Pinault. E fu fatto. I lavori per questa struttura, fino ad allora abbandonata, partirono subito. Era il 2011 e solo due anni dopo Palazzo Grassi ritrovò il suo teatrino.
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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