Spiaggia dell'Esercito, i problemi della società si spostano alla Cornoldi

Giovedì 16 Maggio 2019
LIDO
«Ha lasciato Venezia, di punto in bianco, non pagando i dipendenti e trasferendo la sua sede legale a Delaware in America, sede di un paradiso fiscale».
Non c'è solo la mancata apertura della spiaggia in concessione all'Esercito in via Klinger a San Nicolò al Lido, ma anche i problemi nella gestione della foresteria alla caserma Cornoldi in riva degli Schiavoni in centro storico, nell'eredità lasciata dalla Ceam prima che l'Esercito le revocasse il mandato.
A rivelarlo è una nota ufficiale dei sindacati, da parte dell'Unione Sindacale di Base (Usb) federazione di Venezia a firma di Alberto Cancian. Una posizione dura all'indomani della notizia del caso del Lido, divenuta di dominio pubblico.
Ma una crisi che, a quanto pare, tra gli addetti ai lavori era nota da tempo.
«Questa ditta non era semplicemente in difficoltà finanziarie attacca Cancian - questa società deve ancora corrispondere ai dipendenti molte mensilità più tfr. Per non pagare è scomparsa trasferendosi in Delaware (Usa)», Le problematiche emerse sarebbero state sottovalutare anche dall'Esercito. «I lavoratori, quasi tutte donne di mezza età, - si legge ancora nella lettera - per mesi e mesi hanno lavorato gratuitamente e poi sono stati in realtà licenziati senza alcuna certezza di un possibile riassorbimento in caso di nuova gara, visto il silenzio e la rassegnazione da parte delle istituzioni. Il risultato è che venti tra padri e madri di famiglia sono senza lavoro dopo aver prestato servizio, senza essere retribuiti, per mesi e mesi. Le rassicurazioni sono rimaste solo sulla carta. Si tratta quindi di una situazione drammatica dovuta in gran parte al sistema degli appalti e concessioni, dove un grande ribasso è insostenibile (Ceam non pagava neppure i fornitori) e si scarica invariabilmente sull'anello debole, e cioè i lavoratori. Nessun miglioramento del servizio può venire da una gara al ribasso; quello che può derivare è solo scadimento e sfruttamento».
Alla luce di tutto questo i sindacati promettono battaglia.
«Non abbiamo perso la voglia di combattere e saremo ancora in azione per chiedere che i diritti violati vengano ristabiliti. Ci rivolgeremo ancora una volta alla stazione concessionaria perchè ci sia assunzione di responsabilità che diventa una questione morale importante».
Lorenzo Mayer
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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