«Sono l'ultimo socialista»

Martedì 20 Novembre 2018
«Sono l'ultimo socialista»
IL PERSONAGGIO
«Giudecca nostra abandonada, vint'anni de fame e sfrutamento e adesso xe rivà el momento de dirghe basta e de cambià», cantava negli anni Settanta Alberto D'Amico. L'isola rossa veneziana, dove una volta lavoravano migliaia di operai (700 solo nella fabbrica di orologi Junghans, 500 al Molino Stucky e poi centinaia in decine di aziende medio-piccole) era andata in crisi: le industrie si erano spostate a Marghera e gli abitanti lasciavano la città d'acqua. Erano le avvisaglie della metamorfosi che ha trasformato Venezia da città produttiva, con un tessuto sociale operaio-impiegatizio, che conviveva con una ristretta aristocrazia, a città a monocoltura turistica. Da 150mila abitanti a poco più di 50mila. Ma con 20 milioni di turisti. Anche alla Giudecca è cambiato tutto: da 13 mila abitati a poco più di 5mila, ma soprattutto è stato completamente stravolto l'humus sociale. L'isola operaia è diventata buen retiro dei Vip, che apprezzano un certo distacco dal caotico turismo. Un nome per tutti: Elton John che anni fa ha acquistato un pied a terre. Una sola cosa non è cambiata: la sede del Circolo Renato Nardi, alla Palanca, il cuore dell'isola.C
CIRCOLO POLITICO
Un appartamento al piano terra, trasformato in centro di aggregazione, vero baricentro della vita sociale e culturale dell'isola, con tanto di angolo bar per mescere ombre nella stessa sala dove al mattino gli anziani giocano a carte, al pomeriggio si discute di politica e alla sera si guarda la partita. Tutto come una volta, fermo agli anni Cinquanta-Sessanta. É questo il regno dell'ultimo socialista, orgoglioso di esserlo. Gigi Giordani, 83 anni portati con piglio giovanile, tessera del Psi dal 1950, dichiara con fierezza la sua appartenenza. «E mai un avviso di garanzia» chiarisce, tanto per far capire che il suo è il socialismo puro. «Quello di Riccardo Lombardi, che considero il mio secondo padre». E poi aggiunge per fugare ogni dubbio: «Io vivo ancora in una casa in affitto». Giordani a Venezia è un'istituzione, conosce tutti e gode di una stima generale. Gli viene riconosciuta l'onestà intellettuale, la coerenza e il grande amore per Venezia, vista dalla Giudecca. Il Circolo Nardi, che ha creato nel 1980 per ricordare un socialista veneziano (assessore comunale, dirigente del partito) morto in un incidente stradale assieme alla moglie, ha visto passare per quelle antiche stanze una cospicua fetta del mondo politico italiano. Un elenco lunghissimo, da Bettino Craxi a Giorgio Napolitano (da presidente della Camera), da Enrico Berlinguer a Carlo Bernini arrivando a Gianni De Michelis e Massimo Cacciari, da tutti i big Psi a quelli della Dc e del Pci. Vedere entrare, attraverso la porticina in calle, ministri, sindaci, imprenditori, scrittori, artisti e direttori di giornale alla Palanca è normale.
UNA ZONA FRANCA
Quelle quattro mura sono zona franca. Il dibattito è sempre aperto. Una volta all'anno Giordani organizza la settimana Culturale e arrivano tutti a discutere su Venezia e il mondo. Qualche giorno fa c'era Marco Boato a parlare del 68, ora sono attesi Mario Capanna e Toni Negri. Un fenomeno che andrebbe analizzato. Tutto ruota attorno a Gigi. È lui il motore di ogni evento. Al suo invito nessuno sa resistere: «Mi manca solo il Patriarca - confessa - l'ho invitato più volte, ma non siamo riusciti a combinare». Giordani non è certo un mangiapreti. Anzi il clima è quello descritto splendidamente da Guareschi. Siamo ancora a don Camillo e Peppone. Giordani ha passato la vita a servire il partito cercando di fare proseliti. La sezione della Giudecca, con 80 iscritti, è la più numerosa del Veneto. «Ma molti sono iscritti perché ci sono io», ammette con sincerità.
SOCIALISTA DA SEMPRE
Per lui il socialismo è una fede assoluta. Un amore non sempre corrisposto. «All'epoca delle monetine contro Craxi, ho sofferto molto, ci sono voluti tre anni prima di rialzare la testa. Ma io non avevo niente di cui vergognarmi. Nelle mie tasche non sono mai passati soldi. Anche i francobolli li compravo io». Il vecchio compagno si infervora. «Io credo nella politica, nel confronto, nella discussione che fa crescere. Purtroppo, oggi i giovani sono distanti da questo modo di vedere. Non sento il fermento, la voglia di cambiare, il desiderio di giustizia che c'era ai nostri tempi. E non vedo nemmeno le teste di allora. Ricordo Massinmo Cacciari, figlio di un medico con studio di fronte alla Giudecca. Era un piacere sentirlo parlare, ti affascinava. E poi c'era Gianni». Tra i vecchi socialisti veneziani Gianni non può essere che uno: De Michelis. Giordani potrebbe scrivere un libro sull'ex ministro: «Posso vantarmi di essere stato io ad avvicinarlo al partito socialista. Lui da ragazzo era monarchico. Avevamo sentito parlare di un giovane di estrema intelligenza. Sono andato con Renato Nardi a conoscerlo e l'ho invitato alle nostre riunioni a discutere. La prima volta che ha visto gli operai a Porto Marghera è stato con me. È salito subito in cattedra, si vedeva che era un fuoriclasse. Peccato».
GIANNI DE MICHELIS
Una pausa, poi lo sfogo: «Lui non toccava i soldi, ma ha sbagliato a fidarsi di certe persone». Di più non dice, ma Gigi è uno che sa molte cose, conosce il partito meglio di chiunque altro. Lui sa quali sono i compagni che sbagliavano. «Il Psi in Italia è arrivato al 14%, ma credo che solo un terzo fossero veri voti socialisti. Gli altri lo facevano per interesse, affari e clientele. La voglia di crescere ci ha fatto commettere tanti errori. Meglio poveri, ma belli». Gli anni ci sono, ma l'entusiasmo è quello di un ragazzo. Ancora pieno di impegni, componente della direzione nazionale del Psi. L'elenco degli incarichi ricoperti in passato è molto lungo: dalla presidenza del quartiere Giudecca, al consiglio comunale e quello provinciale e ai consigli di amministrazione di varie municipalizzate, acqua, rifiuti, trasporti. Sempre in aziende di servizio. «Sempre con i lavoratori più umili - specifica - molti erano ex carcerati, assunti per fare i netturbini. La società deve recuperare, non abbandonare. I migliori lavoratori che ho conosciuto sono quelli del settore rifiuti. Spesso ignoranti, senza istruzione, ma fedeli e riconoscenti».
NIENTE RACCOMANDAZIONI
Una volta per entrare servivano anche le spinte, Giordani ammette: «Non ho mai raccomandato nessuno, ma aiutato si. Al Circolo Nardi organizzavo il doposcuola, per prepararli a sostenere il concorso. E se ero in commissione d'esame, spingevo per gli ultimi. Non mi importava se non conoscevano la capitale del Portogallo, dovevano solo raccogliere i rifiuti». Anche questo rientra nel mondo antico di Giordani, quando prima di votare si andava dal parroco o dal politico locale per chiedere a chi dare la preferenza. Gigi era, ed è ancora oggi, una macchina da voti. Lui in consiglio comunale entrava con 2500 preferenze. E una buona dose le distribuiva agli amici. «Non c'è niente di male, si fidano di me e io do sempre buoni consigli. La politica per me è solidarietà». Appunto, altri tempi.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
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