Soldi in nero per la licenza: rapinato

Sabato 11 Dicembre 2021
Soldi in nero per la licenza: rapinato
L'INCHIESTA
VENEZIA Una licenza di motoscafista venduta in parte in nero, con il pagamento di oltre mezzo milione di euro in contanti; una soffiata a Loris Trabujo sull'affare sporco appena concluso ed ecco che il venditore si ritrova rapinato all'interno del garage del Tronchetto mentre se ne sta andando con un trolley pieno zeppo di banconote.
È accaduto il 23 aprile del 2019 e a ricostruire l'episodio nei minimi dettagli, attraverso le intercettazioni già in atto e i filmati delle telecamere di sicurezza, sono i carabinieri del Ros che addebitano il colpo a Trabujo, assieme a Gilberto Boatto in qualità di organizzatori; a Festim Shemellari e Daniele Corradin come esecutori materiali. È un colpo da manuale: i rapinatori aspettano all'interno del garage la vittima che si è appena recata nella zona di Rialto per concludere l'affare e sta rientrando con il trolley pieno di soldi. L'uomo non sospetta nulla, ma quando viene fermato da una persona che si qualifica come carabiniere capisce che c'è qualcosa di strano e cerca di scappare, ma viene colpito con il calcio di una pistola alla nuca. I due rapinatori arraffano la valigia e scappano con un barchino: ad aspettarli lungo il Naviglio Brenta trovano Trabujo che recupera la refurtiva. Il derubato inizialmente sminuisce, quantificando il bottino in soli 50mila euro per non essere costretto a rivelare l'affare in nero.
Si tratta sicuramente della rapina più clamorosa tra quelle contestate ai presunti componenti della nuova mala, finita sotto accusa nell'operazione Papillon che da un lato ha fotografato il rientro sulla scena criminale di due componenti della banda dei mestrini, Boatto e Paolo Patatrello, dopo vent'anni trascorsi in carcere: dall'altro ha rivelato l'inquietante vita nascosta di Trabujo, che tutti credevano un semplice imprenditore del settore turistico.
L'ASSALTO IN SCOOTER
A lui gli investigatori dell'Arma contestano anche il colpo del 3 marzo 2019 al check point di Avm a Marghera, dove si fermano i pullman turistici per versare la tassa di ingresso a Venezia. Secondo i carabinieri Trabujo partecipa personalmente alla rapina, messa assieme a Shemellari, suo uomo di fiduciain sella ad uno scooter rubato in precedenza (coincidenza vuole che il proprietario del ciclomotore fosse il figlio di un altro ex componente della banda dei mestrini, Giovanni Paggiarin Paja). Magro il bottino, tant'è che Trabujo si lamenta mentre in auto torna verso casa, dopo essersi liberato di tutti gli indumenti indossati: «Non compri neanche le scarpe con questi soldi».
Per non farsi scoprire Trabujo utilizza sempre la vettura della compagna (anche lei ora finita in carcere), ma gli inquirenti hanno messo cimici ovunque e riescono ad ascoltarlo anche se lascia sempre il cellulare a casa.
L'ESTORSIONE
Ed è sempre Trabujo che progetta un'estorsione ai danni del presidente di Alilaguna, Fabio Sacco. A lanciare la proposta è Boatto, nel febbraio del 2018, durante una licenza premio e Trabujo si vanta di sapere dove abita. «Gli tombiamo in casa», suggerisce Boatto.
I carabinieri ascoltano e, preoccupati, per due mesi organizzano un servizio di appostamento davanti all'abitazione del manager. Ma il progetto non verrà mai realizzato.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci