Skianto, Filippo Timi e una favola amara sull'handicap

Venerdì 13 Dicembre 2019
TEATRO
«Skianto è la bocca murata. È il racconto di un ragazzo disabile che ha il cancello sbarrato. Io spalanco quella bocca in un urlo di Munch. Gli esseri umani sono disabili alla vita. E siamo tutti un po' storti se ci confrontiamo alla grandezza della Natura. Esiste una disabilità non conclamata che è l'isolamento, l'incapacità di fare uscire le voci». Con parole allegoriche, Filippo Timi racconta così il suo ultimo lavoro teatrale, nato in realtà dal libro che porta lo stesso titolo.
TESTO SPIAZZANTE
Skianto è una favola amara, un testo spiazzante che mescola rabbia e dolore a una esilarante ironia. Sul palco un anticonvenzionale, istrionico e intimo Filippo Timi, accompagnato da Salvatore Langella, insegue i sogni di un bambino chiuso nella propria stanza: fa acrobazie su di una cyclette, volteggia sui pattini, balla all'impazzata e vive una vita misteriosa che gli altri non immaginano neppure, in un mondo tutto suo fra i personaggi dei fumetti e quelli delle fiabe. «Lo spettacolo è scritto in perugino e provo a dar voce a questo mondo sigillato nella scatola cranica di un ragazzino spiega Timi - Come tutti i mondi è pieno di speranze e delusioni, amori mancati soprattutto, perché appunto il personaggio è chiuso dentro. È uno spettacolo abbastanza intimo. Dopo il Don Giovanni ho avuto voglia di affrontare quell'altra parte dell'universo, un personaggio che è proprio il contrario del seduttore bugiardo. È quasi la storia di Pinocchio, nella quale io rivelo l'anima di un ragazzino chiuso al mondo». E aggiunge: «Non so perchè, ma in molte situazioni della mia esistenza mi son sentito quel bambino chiuso dentro che non riusciva ad uscire e quindi ora l'ho fatto schiantare per uscir fuori. Anche nella scrittura ho cercato uno schianto, è il ruolo che si schianta con il testo. Ed è estremamente personale». Il protagonista si chiama Filo ed è vestito con un pigiamino di flanella, con i capelli a caschetto, e dal rifugio della sua stanza restituisce al pubblico la sua esistenza. Timi esplora con la consueta ironia le memorie e i sogni di questo ragazzo afflitto da disabilità: confinato dalla malattia e dai genitori tra le pareti della sua stanza. Così l'autore cerca di andare oltre i paradigmi, supera la pietà e i luoghi comuni, puntando dritto a muovere la commozione e il sorriso.
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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