SITO A RISCHIO
VENEZIA In una Venezia, che «ormai è una città

Martedì 25 Giugno 2019
SITO A RISCHIO
VENEZIA In una Venezia, che «ormai è una città fantasma», c'è «più bisogno di fruttivendoli e di abitanti che di mostre milionarie. Meno soldi è più vita per Venezia». Usa immagini forti Italia Nostra, prendendosela anche con istituzioni culturali di grande prestigio come Biennale e Fondazione Cini, nel suo contro-rapporto con cui torna a chiedere all'Unesco di inserire Venezia e la sua laguna nella lista nera dei siti patrimonio dell'umanità. Un «gesto simbolico» che, secondo l'associazione, potrebbe essere il «primo passo verso il riscatto» per mettere un freno a quella deriva che è fatta di «erosione della laguna, crescente pressione turistica, progetti di sviluppo di grande impatto», ma anche di una città che sta perdendo il suo stesso soffio vitale.
Una storia annosa, quella dell'esclusione di Venezia dai siti patrimonio dell'umanità. Le ultime tappe sono state il report difensivo preparato a fine 2018 dal Comune, di fatto accolto dalla commissione Unesco in una bozza che concederebbe un ulteriore anno di proroga e dovrebbe essere votata nella riunione annuale del World Heritage Committee in programma a luglio a Baku. Ebbene, proprio in vista di quest'appuntamento, Italia Nostra ha predisposto questo contro-dossier da inviare alla commissione.
UNA SMENTITA DI 80 PAGINE
Oltre 80 pagine per smentire (o ridimensionare) quanto scritto dall'amministrazione comunale su quel che sarebbe stato fatto per intervenire sui problemi di Venezia. Per presentare questo documento ieri Italia Nostra ha organizzato a Roma anche una conferenza stampa con i giornalisti delle testate internazionali, con la presidente nazionale Mariarita Signorini e quella veneziana Lidia Fersuoch che si sono soffermate a lungo sulla questione grandi navi (di cui scriviamo nell'articolo qui sotto).
Ma il contro-report è un'analisi a tutto tondo dei mali di Venezia e della sua laguna. Un affresco che tratta i grandi temi, ma entra anche nei dettagli. Così ci sono pagine che analizzano le criticità del Mose, ma ci si sofferma anche sui danni fatti ai masegni con la posa della fibra ottica. Si criticano i grandi piani di sviluppo dell'aeroporto, ma anche singoli progetti di archistar come Chipperfield per l'ultimo piano delle Procuratie Vecchie, o Foster per la copertura del teatro Verde a San Giorgio.
TURISMO SENZA FRENI
Ampio il capitolo dedicato alla gestione del turismo. Quanto viene rivendicato dal Comune viene contestato, punto su punto. La delibera blocca alberghi secondo Italia Nostra è limitata, mentre si è nascosto all'Unesco l'imponente sviluppo alberghiero di terraferma: «10mila forse sono i nuovi posti letto turistici a Mestre», a cui si aggiungono i 500 appena autorizzati al Tronchetto, e altri 500 del nuovo resort al Lido. Invece di porre un limite, il «Comune sembra interessato soprattutto a far emergere il nero, essendo le locazioni turistiche una fonte importante di introiti» annota Italia Nostra. E così pure la Regione che nelle sue linee strategiche immagina un ulteriore aumento del turismo.
LE ACCUSE ALLA CULTURA
Il contro-report se la prende anche con istituzioni culturali come Fondazione Cini o Biennale. La prima per aver cacciato dalla sua isola «attività di grande importanza per la vita cittadina», come scuola e squero. La seconda per le sue «manifestazioni sovradimensionate che nuocciono alla città. Ma pochi hanno il coraggio di dirlo». Ed ecco la riflessione più generale. «Non ci si rende conto che anche questo è un modo perverso di utilizzare Venezia, di snaturare una città già in crisi. Venezia ha più bisogno di fruttivendoli e abitanti che di mostre milionarie».
«SEPARAZIONE NECESSARIA»
Che fare? In attesa di un aiuto dall'Unesco, Italia Nostra rilancia la separazione di Venezia e Mestre. «I politici locali sono l'espressione della volontà elettorale della maggioranza che sta in terraferma e non conosce bene Venezia, se non addirittura ha vantaggi nell'usare economicamente le risorse veneziane - si legge -. Venezia sta diventando un quartiere specializzato di Mestre e Mestre non ha ancora la sua identità. Entrambe per salvarsi e rinascere devono acquistare anche formalmente la dignità di città con due amministrazioni separate».
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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