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(...) i difensori hanno il diritto di accedere a tutte

Martedì 26 Maggio 2020
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(...) i difensori hanno il diritto di accedere a tutte le intercettazioni, anche a quelle eventualmente non trascritte e oggi sconosciute, è presumibile che questo tormentone durerà a lungo. Questo perché, ricordiamolo, il trojan inserito nel cellulare del dottor Palamara , è in grado di documentare tutti gli incontri, sussurri e grida intercorsi con colleghi, con politici e con giornalisti. Perché questa è la funzione del raffinato strumento: spiare, videoregistrare, origliare, pedinare, tracciare ogni attimo della vita dell'intercettato monitorando tutto ciò che accade intorno a lui. E poiché le relazioni di Palamara erano cospicue, altrettanto saranno le conversazioni ancora da ascoltare.
Che questa invasione della riservatezza - bene garantito dall'articolo 15 della Costituzione - sia una vergogna incivile, lo scriviamo da sempre, tra il silenzio, il disappunto e talvolta lo scherno di alcune toghe, che ora soffrono sulla loro pelle le conseguenze di questa deriva: come gli apprendisti stregoni, hanno seminato vento, e raccolgono tempesta.
Le frasi pubblicate, soprattutto su Salvini e sulla «necessità di attaccarlo» costituiranno infatti una gravosa ipoteca non solo sull'eventuale processo all'ex ministro, ma su tutte le indagini, passate e future, nei confronti di personaggi politici. Ogni giudice sarà suspectus agli occhi dell'indagato, legittimato a temere che anche nei suoi confronti qualcuno, ai vertici dell'Anm, abbia seguito l'esempio di Palamara. Un epilogo infausto, che davvero il nostro Paese, e la stragrande maggioranza dei magistrati, non meritavano.
Nella filastrocca di Goethe gli spiriti maligni sono rimessi in riga dal Mago, tornato appena in tempo. E a questo punto ci domandiamo se anche per la Magistratura vi sia adesso un demiurgo in grado di ricostruirne la vulnerata credibilità. L'unico che può farlo è il Parlamento, magari su impulso del ministro Bonafede, che ha già annunciato, sin dall'anno scorso, un'improrogabile riforma. Ebbene, l'unica possibile, per eliminare questo mercato, è quella della formazione del Csm per sorteggio.
Qualche anima bella ha ironizzato sul fatto che nessuno si farebbe operare da un tizio sorteggiato tra i passanti. Per la verità, la Corte d'Assise che ti condanna all'ergastolo è composta, nella sua maggioranza, proprio da giurati sorteggiati tra il popolo. Così come sono sorteggiati i membri del tribunale dei ministri, quelli, per intenderci, che hanno voluto mandare a giudizio anche Salvini. Ma queste sono osservazioni marginali. Il sorteggio dovrebbe infatti avvenire dentro un paniere composto di magistrati di alto grado, di avvocati membri dei consigli forensi e di docenti universitari di materie giuridiche. Tutte persone, per definizione, intelligenti e competenti. Il ministro a suo tempo prospettò un'ipotesi intermedia con un sorteggio parziale, ipotesi poi abbandonata per le solite pressioni delle toghe. Speriamo che abbia ripreso coraggio.
La considerazione finale è comunque amara. Il caso, o meglio i tempi del procedimento hanno determinato una coincidenza tra queste rivelazioni e una pandemia durante la quale sono stati chiesti agli italiani non solo enormi sacrifici, ma anche il rigoroso rispetto delle regole.
È doloroso, oltre che paradossale, che l'esempio più deteriore della loro violazione provenga proprio da settori deputati a garantirne l'applicazione. E a malincuore dobbiamo ammettere che per far pulizia di questo disordine serve proprio la scopa magica di uno Stregone professionista.
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