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(...) Abbiamo perso nei decenni le imprese di grandi

Giovedì 17 Giugno 2021
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(...) Abbiamo perso nei decenni le imprese di grandi dimensioni, al vertice internazionale di produzioni fondamentali, quali l'automotive, gli elettrodomestici, le tecnologie innovative, il fashion, quali Olivetti, Fiat, Ignis, Ilva di fine anni novanta, ma anche nella moda, disperdendo un capitale immenso. Adesso siamo ai vertici della componentistica, ed è la filiera di moltissimi settori il nostro fiore all'occhiello, una filiera che si esprime ai massimi livelli in primis nel Nordest e in particolare nella 2a Confindustria italiana che è quella di Padova-Treviso. Questo fiore all'occhiello della manifattura italiana, che nel resto dell'Italia sovente è straniero mentre nel Veneto viceversa sono molti quelli locali, è costituiito essenzialmente da Pmi a bassa capitalizzazione, elevato indebitamento, limitata capacità di resistenza alle tensioni dei mercati (che ormai si manifestano frequentemente), difficoltà ad accelerare grazie ad una continua fase di ricerca e sviluppo. Finalmente dopo decenni la Confindustria nazionale, grazie all'attuale vertice e in particolari ai vicepresidenti Marchesini, che ha la delega della filiera, Piovesan che ha quella della sostenibilità e Desantis, con la delega alla ricerca e sviluppo, sta sollecitando le istituzioni pubbliche, insieme agli istituti di credito, a definire e partecipare ad un nuovo modello di sviluppo in grado di aumentare la patrimonializzazione delle piccole e medie imprese, di consentirgli un miglior accesso al credito,m agari erogato alle stesse condizioni concesse ai capofila, di detrarre totalmente gli investimenti in ricerca, sviluppo e formazione. Tutte condizioni che le renderebbero più permeabili ai rischi e contemporaneamente, guadagnando in fondamentali, stimolerebbero gli imprenditori a fusioni e incorporazioni, ma anche all'accesso ai mercati finanziari. Tre fattori necessari per una espansione duratura e sostenibile. Una condizione che per ora continuano ad essere prerogativa di un numero ridotto di imprese. Mentre mancano forme di facilitazioni e incentivi, sia fiscali che contributivi per i lavoratori di aziende che si uniscono e/o si quotano in borsa. Se si procedesse in questa direzione l'euforia troverebbe più sostanza per radicarsi anche da noi.
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