SALVAGUARDIA
VENEZIA Una lettera-appello al prefetto, a cui chiedono la convocazione

Mercoledì 12 Maggio 2021
SALVAGUARDIA VENEZIA Una lettera-appello al prefetto, a cui chiedono la convocazione
SALVAGUARDIA
VENEZIA Una lettera-appello al prefetto, a cui chiedono la convocazione di un tavolo urgente di confronto. Le piccole medie imprese del Consorzio Venezia Nuova ieri hanno scritto a Vittorio Zappalorto. Dopo anni di lavoro a credito nei cantieri del Mose, la recente richiesta del commissario liquidatore del Cvn, Massimo Miani, di pagargli sono il 30% dei crediti, rischia di farle fallire. Al prefetto prospettano le «ripercussioni assolutamente negative» di questa scelta «per tutto il comparto operativo - sociale ed economico collegato ai lavori ed al Consorzio Venezia Nuova, oltre che all'opera stessa». Ribadiscono di non avere responsabilità del «progressivo aggravamento delle criticità finanziarie del Consorzio», che dal 2015 è «in regime di straordinaria amministrazione». Denunciano il «totale stallo» dei lavori da autunno 2020 - a cui ha portato l'ultima gestione - con la «sempre più crescente perdita di occupazione», il «ricorso agli ammortizzatori sociali» e il «conseguente incremento delle tensioni sociali ed economiche».
LA MALA GESTIO
Accuse pesanti, in un momento di tensione altissima. E a togliersi qualche macigno dalle scarpe, più esplicito che mai, ieri è stato anche il presidente di Kostruttiva, Devis Rizzo, portavoce delle consorziate: «La verità è che il Cvn ha un buco, creato dalle diverse gestioni commissariali. É dal 2015, di fatto, che le imprese sono state estromesse totalmente della gestione. I lavori si sono fermati, mentre il disavanzo è cresciuto». Rizzo sottolinea come in questi anni il Provveditorato alle Opere pubbliche abbia versato denari al Cvn per i lavori: «I 20 milioni che avanziamo sono stati dati, ma il Consorzio li ha usati per le sue spese di gestione. Se lo facessi io, nella mia consorziata, finirei in galera. Se questa non è mala gestio dello Stato! - s'accalora - Ebbene, questa mala gestio ora dovrebbe essere pagata dalle nostre imprese. In un paese civile è inaccettabile». Rizzo ricorda anche il paradosso delle grandi imprese del passato, Mantovani, Condotte, Fincosit, protagoniste della stagione del malaffare, ora in concordato. «Non hanno più lavorato e quindi non vengono penalizzate» annota, amaro.
LE ACCUSE ALLA POLITICA
Ma quello che ancora una volta scandalizza di più il presidente di Kostruttiva è il «silenzio della politica», che giudica la vera responsabile di questa debacle. «È stata la politica a mettere questi personaggi a gestire. Possibile che il commissario Miani non sappia che un taglio del 70% dei crediti ci farà fallire? La responsabilità è di chi lo ha scelto, come di chi ha scelto il commissario sblocca cantieri, Elisabetta Spitz, che li ha fermati. Voglio fare anche i nomi: il governo Conte bis e il Pd in particolare». Quando alla voci su interessi di grandi imprese alla torta Mose, Rizzo è diretto. «Far saltare le nostre imprese per aprire la strada a qualche player nazionale, è come sparare a una zanzara con un bazooka. Significa buttare via 1.500 posti di lavori, ma anche un'opera da 6 miliardi. Come fanno a organizzare una gara da 200 milioni? Senza contare i contenziosi... Mi chiedo se il governo sappia tutto questo». Intanto le consorziate hanno fatto arrivare sul tavolo del ministro Enrico Giovannini la lettera dell'avvocato Stefano Anmbrosini che, su incarico di Miani, propone il taglio del credito. «Pare che il ministro non ne sapesse nulla. Incredibile» conclude Rizzo.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci