Ritratto del Brenta con villa

Giovedì 22 Aprile 2021
PAESAGGIO
Il Brenta tra Dolo e Mira com'era nel 1827: è un documento unico quello da tre anni conservato a villa Badoer Fattoretto, a Sambruson del Dolo, e ora riprodotto nel libro In memoria di Luigino Fattoretto. Finestre sulla Brenta. Le vedute ottocentesche di Cristiano de Martens, di Sara Grinzato e Mauro Manfrin, edito da Panda Edizioni. Si tratta di una pianta dall'alto del fiume con i disegni acquarellati degli edifici che vi si affacciano. «È un monumento storico della Riviera del Brenta», spiega Sara Grinzato, restauratrice e guida turistica, originaria di Campolongo Maggiore, «dopo la caduta della Serenissima cadono anche gli studi sulla Riviera. Questa è l'unica rappresentazione del corso del Brenta tra Dolo e Mira nell'Ottocento, illustrata da vedute e con la specifica di chi fossero i proprietari. Nemmeno i catasti danno notizie così precise». Si tratta di un foglio lungo quasi un metro e mezzo e alto ventisei centimetri che tra anni fa è stato acquisito nella collezione Fattoretto. E qui bisogna aprire una parentesi. Luigino Fattoretto, produttore vinicolo, ha comperato villa Badoer nel 1945, oltre a restaurare l'edificio, piuttosto malmesso, comincia a collezionare oggetti legati alla cultura della villa veneta.
PERSONAGGIO ECCEZIONALE
Ne raccoglie oltre 30 mila, esposti nel Museo del Villano, allestito negli annessi rustici. I cinque figli di Luigino intendono mantenere viva la memoria del padre, valorizzando le collezioni anche attraverso la pubblicazioni di quaderni che le illustrino. Questo è il quarto, ma il primo messo in commercio e acquistabile in libreria. A realizzare quei disegni, tanto belli quanto precisi, è stato un personaggio eccezionale, Cristiano de Martens, che faceva parte di una famiglia altrettanto eccezionale, di origine tedesca. Il padre, Corrado, era console di Danimarca a Venezia, uno dei fratelli, Federico, ha inventato a Parigi la macchina fotografica panoramica, ma tutti i Martens hanno fatto qualcosa di notevole. Cristiano nasce il 19 agosto 1793 nella villa di famiglia a Miravecchia e viene battezzato a Dolo. Oggi la villa non esiste più nel suo aspetto originario perché è stata completamente ricostruita nel 1884 e fa parte del complesso dell'hotel ristorante villa Ducale. Cristiano si dà alla carriera militare, partecipa alla campagna di Russia e poi rimane nei ranghi dell'esercito del Baden-Wurttemberg diventando colonnello. Non si dimentica mai delle origini e, quando può, torna a casa. Il 13 giugno 1816 scrive nel suo diario: «Via Treviso e Mestre, da dove vediamo le torri e le cupole di Venezia al livello del mare, siamo arrivati nella nostra città di Mira, verso mezzogiorno». In quest'occasione concepisce quello che diventerà Il diario di Cristiano de Martens nel suo viaggio a Venezia, il suo soggiorno lì, e il viaggio di ritorno nell'estate del 1816. Non era un fatto strano che un ufficiale sapesse disegnare.
TACCUINI
Non c'erano le macchine fotografate, allora, e il disegno era una delle materie obbligatorie nelle scuole ufficiali: dovevano essere in grado di raffigurare città e fortezze nemiche. Fuori dal comune sono la quantità e la precisione dei disegni realizzati da Martens per il proprio piacere. «Girava con i taccuini, si fermava ad ammirare e a raffigurare edifici, scorci e li disegna», osserva Grinzato. Nel libro non sono riprodotti soltanto quelli della veduta realizzata nel 1827, ma anche gli schizzi e i disegni presenti nei suoi diari, conservati nell'archivio di Stoccarda, capoluogo del Land tedesco del Baden-Wurttemberg che gli autori hanno avuto modo di consultare. Nei diari sono descritti amici, personaggi, proprietari di villa. Naturalmente la prima cosa che viene da domandarsi è quanto sia cambiato il paesaggio in questi due secoli. «Neanche poi tantissimo», risponde Mauro Manfrin, di Mira, urbanista, «si tratta di uno dei tratti del fiume mantenuti meglio, se non fosse dove oggi c'è la Mira Lanza, che nasce proprio in un contesto di villa, come fabbrica di candele, e lì si amplia». Certo, alcune cose sono accadute. Per esempio a villa Foscarini dei Leoni, una delle più note del tratto della Riviera a Dolo, che nel 1574 ha ospitato Enrico III di Valois (quello di «Parigi val bene una messa»), nel suo viaggio dalla Polonia per prendere possesso del trono di Francia.
AFFRESCHI DI TIEPOLO
Nella villa, appartenuta anche alle famiglie Contarini e Pisani, c'erano alcuni affreschi di Giambattista Tiepolo che nel 1893 sono stati acquistati dal collezionista Edouardì André, quindi strappati e trasportati a Parigi, dove si trovano nel Musée Jacquemart-André. Anche i leoni settecenteschi che danno il nome alla villa si trovano nel museo parigino, quelle che si vedono oggi sono copie fatte scolpire a inizio Novecento da Giovanni Rambaldo Maria Collalto, e infatti reggono lo scudo con l'arma dei Collalto. I Martens erano una famiglia tedesca venezianizzata, ma non erano gli unici stranieri proprietari di villa sulla Riviera del Brenta di inizio Ottocento. Oltre a un tedesco che allevava struzzi, vanno segnalati i francesi Maupoil che fondano un vivaio destinato a diventare importante e famoso, tanto da vendere piante per corrispondenza in tutta Europa attraverso il catalogo. Assieme alla Gottardo, fondano il Consorzio agrario di Dolo che si distingue nell'importare gelsi dalle Filippine per cercare di salvare la bachicoltura dal calcino, una malattia che sterminava le larve dei bachi da seta. Le vedute di Cristiano de Martens ci permettono di compiere un viaggio affascinante nel Brenta ma al tempo si sarebbe detto nella Brenta del XIX secolo.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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