«Riparto con i miei successi»

Domenica 9 Agosto 2020
L'INTERVISTA
«Sono privilegiato sia professionalmente sia nella vita privata, da cristiano penso che se gratuitamente ho ricevuto, altrettanto gratuitamente devo restituire». È la ragione con cui senza pensarci su troppo Filippo Neviani, in arte Nek, ha deciso di devolvere ai lavoratori dello spettacolo i compensi dei suoi concerti estivi, tra cui la data friulana dell'11 agosto. Il musicista emiliano di Sassuolo martedì alle 21.30 salirà sul palco del Festival di Majano (provincia di Udine) manifestazione organizzata da Zenit con Pro Majano, Regione Friuli Venezia Giulia, PromoTurismo FVG (biglietti sono ancora in vendita sul circuito Ticketone).
«Tecnici di palco, backliner , assistenti, montatori dei palcoscenici, sono figure professionali che nessuno conosce, di cui non si parla mai, ma sono loro che fanno in modo che le luci si accendano e che lo spettacolo abbia inizio. Sono lavoratori a chiamata, quindi se non ci sono spettacoli, non lavorano, eppure hanno famiglia. Di loro si è iniziato a parlare quando si è scoperto che la quarantena stava mettendo in crisi un settore. Perciò quando si è presentata l'ipotesi di fare di nuovo dei concerti, non ci ho pensato due volte ad aiutarli. Sono la mia seconda famiglia» racconta Nek.
Durante la chiusura forzata in casa lei ha pubblicato l'ultimo disco, una scelta azzardata visto il momento poco propizio. Si tratta di una scelta di responsabilità anche verso chi lavora in questo settore?
«In parte sì, far uscire un disco significa far lavorare anche altri. Però si è trattata soprattutto di una esigenza personale, quella di esserci per rimanere vivo, condividere la mia musica. Già eravamo limitati nel movimento, volevo riuscire a mantenere la promessa del nuovo disco. Sono un passionale, io vivo di questo, se no appassisco come una pianta senz'acqua. Ho trovato la forza nella serenità della mia famiglia. Per esorcizzare, ma anche per non sprecare quel tempo nell'attesa di altro, anzi mettendolo a frutto. E così ho scritto tantissimo, come mai prima. C'è materiale per altri due dischi, al netto di tutto, di provini in più, e di quello che ho aggiunto nel disco nuovo, ho almeno 28 brani nuovi».
Lei è uno degli autori più prolifici e costanti, come fa a mantenere sempre viva l'invenzione e la creatività?
«È come se a un certo punto si aprisse la valvola di un serbatoio in cui va a finire tutto, un suono, una stretta di mano, come se qualcosa iniziasse a far vibrare. Dipende se sei interessato ad accogliere quella vibrazione. Per tre volte durante il lockdown mi è capitato di notte di essere svegliato da melodie che giravano per la testa. Sono state un'infinità di idee che piano piano ho messo in ordine»
Il suo sarà un concerto da solo, voce e chitarra. Cosa proporrà?
«Sarà costruito attraverso la cronologia delle mie canzoni, partendo d
agli inizi fino alle ultimissime, compresi brani che non suonavo da vent'anni».
Com'è stato riprenderli e suonarli di nuovo?
«Bellissimo, sono canzoni nate con la chitarra quindi non ho avuto difficoltà. La difficoltà maggiore è stata tornare sul palco davanti alla gente dopo mesi di assenza. È stato un effetto enorme, come uscire da un coma, sentire le voci che cantano, la risposta in un applauso, vedere gli occhi della gente, emozioni molto forti, quasi come le primissime esibizioni. Alla fine a tutti noi interessa vivere l'emozione, poco importa da come la si suscita, ci interessa riuscire a suscitare mi si passi il termine l'orgasmo emotivo».
A maggio è uscito Il mio gioco preferito - parte seconda, nuova parte di un progetto discografico
«Ci voleva questa seconda parte, è stata una cosa nuova per me dividere un progetto in due parti, pensato così due anni fa con il management. È come se avessi voluto rendere digeribile un progetto più ampio, avere più tempo per argomentare qualcosa e raccontare il mio mondo».
Valentina Silvestrini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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