Referendum, retromarcia sull'ipotesi di rinvio

Lunedì 18 Novembre 2019
Referendum, retromarcia sull'ipotesi di rinvio
VERSO IL VOTO
MESTRE Retromarcia. Dura lo spazio di una sera l'ipotesi di chiedere il rinvio al 15 dicembre del referendum per creare il Comune di Mestre, avanzata in prima battuta da Marco Sitran e su cui il fronte veneziano si era poi allineato. Dopo vari contatti incrociati, ieri i comitati di terraferma e della città insulare si sono ricompattati nel tenere buona la data del 1. dicembre. «Non ravvediamo la necessità di alcuna proroga», ha fatto sapere Maria Laura Faccini di Mestre Mia. «Votiamo, la separazione amministrativa servirà anche per meglio difendersi dalle acque alte e per meglio affrontare il problema della crisi demografica e sociale», la conferma da Venezia. «Le testimonianze di questi giorni dei cittadini del centro storico e delle isole avvalorano sempre di più la richiesta che venga riconosciuta l'unicità esclusiva di Venezia, dotandola di adeguato e speciale sistema di governo», ha comunicato il coordinamento mestrino. «Facciamo fatica a fare campagna referendaria in questo momento difficile anche per rispetto nei confronti delle persone danneggiate dall'acqua alta, ma ribadiamo l'importanza che i cittadini di Venezia possano essere padroni del proprio destino e di prendere in mano una situazione ormai fuori controllo da decenni», ha sostenuto quello veneziano.
Nessun rinvio, dunque, ipotesi fortemente criticata dagli unionisti dell'associazione Una & Unica: «Il quinto referendum è già un assurdo spreco di soldi ed energie, rinviarlo significherebbe aumentare ulteriormente questo spreco. Basta, finiamo al più presto questa inutile campagna referendaria e torniamo ad occuparci dei problemi reali». Ieri, intanto, a sostenere l'istanza autonomista è stato Stefano Zecchi, intervenuto al Caffè dell'Orologio in piazza Ferretto e che ha fatto riferimento alla sua esperienza da assessore a Milano. «Lì ci sono realtà come Rho, Busto Arstizio, Segrate dove i cittadini si sentono milanesi ma hanno le loro amministrazioni comunali, poi raccolte dentro una vera Città metropolitana ha affermato C'è bisogno di uno shock amministrativo: non è questione di contrapposizione di Mestre con Venezia, sul ponte della Libertà non ci sarà un nuovo muro di Berlino, le due città avranno la loro amministrazione e la Città metropolitana, che finalmente potrà decollare per una vera governance di area vasta, passerà da 44 a 45 comuni: qual è il problema? La separazione è questione di buon senso». Favorevole alla separazione anche Lucia Cimarosti, segretaria del circolo Pd di Murano: «I fatti di questi giorni dimostrano che c'è bisogno di amministrazioni separate. In centro storico e nelle isole i sì al referendum saranno tantissimi». «Le passerelle di politici di questi giorni sono inguardabili, l'ennesima dimostrazione di un assetto amministrativo che non va ha attaccato Zecchi sull'acqua alta Il premier Conte è venuto a dirci che il Mose entrerà in funzione nel 2021, ma perché? Non possono mettere 50 operai in più e affrettare i tempi? Bisogna finire entro cinque, sei mesi». Da oggi, di fatto, la campagna referendaria entra nel rush finale, con tantissimi appuntamenti in agenda. Stasera gli autonomisti saranno ospiti dell'Ascom, domani gli unionisti incontreranno la Cgia. I dibattiti si susseguono al ritmo, in media, di uno al giorno. Particolarmente atteso quello di domani, alle 17.30, al centro Santa Maria delle Grazie di via Poerio dove a sostenere le ragioni del sì saranno Stefano Chiaromanni e Renzo Scarpa, quelle del no Maurizio Crovato e Marco Ticozzi, moderati da Tiziano Graziottin, capo dell'edizione di Venezia e Mestre del Gazzettino.
Alvise Sperandio
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