Quelle chiacchiere con Tornatore tra Tarantino e Arancia Meccanica

Martedì 7 Luglio 2020
Mi spieghi il tuo rapporto con Quentin Tarantino?
Prima di The Hateful Eight, in realtà, con lui non avevo lavorato mai, è lui che aveva lavorato con le mie musiche. Per la verità, ho ammirato alcuni suoi film, e anche il modo in cui usa le mie musiche di repertorio. Lui ha scoperto che preferisce prendere musiche preesistenti, le ascolta, e se gli vanno bene le mette nel suo. È ovvio che se prendi un pezzo da un film, un pezzo da un altro, un pezzo da un altro ancora, una coerenza musicale non l'avrai mai. E forse avrei difficoltà a lavorarci insieme: nei film devo essere coerente, non posso fare uno zibaldone, una fantasia musicale, come se ogni musica che mettiamo va bene. In realtà mi chiamò per le musiche di Bastardi senza gloria, era febbraio e doveva andare a Cannes, avevo due mesi di tempo per scrivere. Ma stavo lavorando per te (per Tornatore, ndr) e rifiutai, non ne avevo il tempo. Alla fine sono stato contento di essermi tirato indietro, ho visto il film e anche lì ha scelto pezzi lontanissimi tra di loro, che comunque stavano benissimo su quelle scene. La coerenza non l'ha cercata mai, sente il trasporto, la simpatia per questi pezzi, pensa che funzionino e via Al film successivo, The Hateful Eight, dissi di no subito, avevo tanto altro da fare. Tarantino venne a Roma a prendere il David di Donatello e mi raggiunse a casa per convincermi a lavorare al suo film. In realtà non me lo chiese, mi diede il copione in italiano e allora dissi subito sì, e cancellai il precedente no telefonico. Lui aggiunse soltanto: «Il film è pien
o di neve, faccia un pezzo lungo per la neve, per la scena con la corriera trainata dai cavalli che corre attraverso la neve. Mi bastano sette minuti di musica». (...). Ma cosa dovevo scrivere? (...) Con lui in precedenza mi era capitata una strana cosa, scrissi una canzone che Quentin ascoltò. Gli piacque moltissimo e la mise sul film. Ma era solo un provino, Elisa l'aveva provata prima di registrare il disco vero, ma lui la mise sul film così. (...)
Forse non glielo avevano detto che era un provino.
Ma dai, devi sentirlo che non era una versione definitiva!
Hai grandi rimpianti, film che avresti voluto fare e non hai
fatto?
Un rimpianto grande ce l'ho, soltanto uno: Arancia meccanica. Ero già d'accordo su tutto con Stanley Kubrick. Mi chiamò al telefono Milena Canonero e mi disse traducendomi Kubrick che voleva qualcosa che ricordasse la musica di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Gli piaceva al punto che voleva che mi imitassi. Sai che in genere lavori così li rifiuto, ma stavolta l'ho accettato, non mi chiamava un regista, mi chiamava un colosso. Gli ho detto: «Va bene, tenterò di fare una cosa che ricordi quel pezzo». Aggiunsi che avrei voluto registrare a Roma e lui non ebbe nulla in contrario. Aggiunse solo che lui non sarebbe venuto in Italia perché non prendeva aerei. Eravamo d'accordo anche sul compenso, era proprio tutto a posto. Poi Kubrick parlò con Sergio Leone, lo interrogò su cosa avesse fatto per ottenere quel sincrono musicale nella scena in cui la Cardinale arriva alla stazione in C'era una volta il West, Sergio spiegò il metodo che avevamo seguito, infine Kubrick gli disse che mi voleva per Arancia meccanica e chiese una specie di permesso a Leone con cui in quel periodo stavo lavorando per Giù la testa. Sergio gli rispose che non potevo, che ero impegnatissimo nel lavoro con lui. Non era vero, ero al missaggio del film, la musica era finita. Poteva tranquillamente dire sì, ma non l'ha fatto. A Kubrick questo bastò per mollare tutto. Rinunciò a me senza nemmeno telefonarmi. Chiamò un altro compositore, un americano.
Perché Leone gli rispose così?
So che ti sembrerà strano, ma non gliel'ho mai chiesto. Però mi dispiacque davvero, è l'unico dispiacere legato a un film che non ho fatto.
Ennio Morricone
Giuseppe Tornatore
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