«Puntiamo sul capitale umano»

Sabato 29 Febbraio 2020
L'INTERVISTA
Che strani animali siamo. Centomila anni di evoluzione e il cervello dell'uomo sapiens sapiens sembra essere rimasto lo stesso. Anzi, no. Sono cambiati moltissimo il nostro cervello e il nostro pensiero. Ma non nel meccanismo di funzionamento primordiale. Sappiamo come va il mondo ma alla fine pensiamo come i nostri antenati, come se tutto o quasi dovesse essere solo legato al fatto di poter mangiare, dormire e sopravvivere alla giornata di oggi. Accade specialmente quando abbiamo a che fare con le paure. Per esempio: abbiamo paura degli incidenti aerei (eventi rarissimi), dei pericoli dei cellulari (sconosciuti ancora), degli attacchi terroristici (grande eco, piccoli numeri), dei criminali armati (rari), del crollo delle borse (inattesi, ma il denaro poi si recupera). Dei veri rischi per la nostra esistenza che sono gli effetti del riscaldamento globale, gli incidenti che colpiscono i pedoni (tantissimi) i tumori (in crescita), le malattie cardiache (al primo posto di rischio di morte) invece non sembriamo curarcene.
Per questo, per prevenire le sofferenze e semmai guarire dalla ferite Paolo Legrenzi, psicologo cognitivo ha scritto A tu per tu con le nostre paure. Convivere con la vulnerabilità (Il Mulino, 14, 163 pagg ). È un manuale di autodifesa psicologica spiega lo studioso veneziano - per noi e per chi ci sta a cuore.
Tutto parte dal nostro impossibile desiderio dell'invulnerabilità.
È così. Il mito di Achille invulnerabile fino a quando la madre lo ama rappresenta il primitivo desiderio dell'umanità di essere invincibile. Ma non funziona, non funzionerà mai.
Dovremmo preoccuparci invece
Di quello che è importante per le persone, non dei sogni: ci sentiamo invulnerabili quando cresciamo nei nostri successi, quando siamo innamorati, e casi simili. Ma in quei momenti siamo vulnerabilissimi. In questi stati di grazia è più facile che qualcuno ci colpisca; e la crisi è dolorosissima.
Lei afferma che avere paure di ciò che è solo pauroso è il paradosso della modernità.
Nella seconda metà del 1600 nascono le assicurazioni cioè si calcolano i rischi: si poteva credere, da allora, che le persone imparassero ad avere paure giuste. Non è andata così: mostro come attualmente ci sia un enorme divario tra pericoloso e pauroso. Questo è molto grave.
L'astronauta Samantha Cristoforetti ha spiegato che si è allenata ad affrontare eventi terribili che non accadono mai
E Montaigne allora? Diceva, tutta la vita mi sono preoccupato di pericoli che non sono mai successi. Noi ci preoccupiamo di un peggio molto improbabile, non vedendo il peggio probabile. Tutte le nostre paure sono legate al nostro io, invece i pericoli vengono da altrove. Vediamo l'oggi e non le tendenze di lungo periodo. Si pensi ali cambiamenti del clima.
Qualche rimedio contro le paure inutili?
Devi volere bene alla prossima generazione, un figlio non sarà felice dei soldi che avrà in eredità ma di quello che gli farai conoscere, del capitale umano. Ma non cambi il comportamento delle persone facendole ragionare: emozioni (paura, eccetera) si cambiano con altre emozioni. E' un fenomeno che richiede del tempo.
È giusto avere tutte queste paure, quelle che riempiono giornali e tv?
Macchè, non c'è mai stato un momento in cui l'umanità sia stata così sicura. E campiamo un numero di anni incredibili, su basi storiche. Su 100 nati nel 1600 a Londra solo 64 arrivavano ai 6 anni, 16 ai 36 e 3 ai 66. Ora si trovano novantenni e centenari ad ogni angolo.
Che fare quindi per proteggere se stessi e gli altri da inutili timori?
Solo l'accettazione della vulnerabilità permette di affrontare in modo razionale l'incertezza futura attraverso un calcolo dei rischi e tramite bilanci costi-benefici: e se le cose dovessero andare male, saremmo comunque certi di aver fatto tutto il possibile
Adriano Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci