Polesine, la memoria si fa teatro

Venerdì 30 Luglio 2021
Polesine, la memoria si fa teatro
LA STORIA
E' la storia di una grande tragedia. L'occasione per riflettere sulla grande paura di allora, con il suo tributo di morti e devastazione; e la grande paura, anzi il rispetto di oggi. Un percorso della memoria per ricordare un periodo drammatico della storia d'Italia, e veneta in particolare. Ma anche un'occasione per far conoscere una vicenda umana e storica anche alle generazioni successive a chi ha vissuto sulla propria pelle quella catastrofe.
E anche il luogo scelto per la prima nazionale è altrettanto simbolico: Occhiobello nel cuore del Polesine, la dove ancor oggi i cittadini ricordano la terza rotta. quando il Po decise di rompere gli argini. E c'è grande attesa stasera, alle 21.15, in piazza Matteotti nel paese polesano per Una riga nera al piano di sopra, scritto e interpretato da Matilde Vigna nell'ambito della rassegna Arkadiis. Qui l'attrice rodigina sarà la protagonista - come recita il sottotitolo - di un Monologo per alluvioni al contrario (biglietti ancora disponibili sul sito di Arkadiis).
L'ANNIVERSARIO
Una riflessione sulla perdita, sul possesso, su quello che resta. Ieri, in una cerimonia ufficiale, il sindaco di Occhiobello Sondra Coizzi ha ringraziato Vigna e Marco Sgarbi (direttore artistico della stagione teatrale) per avere portato nel paese altopolesano quella che è anche una testimonianza importante. Lo spettacolo riannoda i fili della storia, a 70 anni di distanza, dell'alluvione del 1951 quando tutto il Polesine si trasformò in un lago di 70 chilometri quadrati. E si parte con la vicenda umana di una donna adulta del 2021, che tra separazioni, cambiamenti, traslochi, mutui, racconta di un'alluvione personale, al contrario, piena di case, stazioni di treni e possibilità di scelta. A partire da quelle lunghe liste di oggetti da mettere nelle valigie: elenchi declamati solennemente, tra Palazzeschi e Gaber.
BRANI EPICI
Il testo di Matilde Vigna è forte come un poema epico e, ipotizzandone una pubblicazione cartacea, potrebbe essere visto davvero anche come opera in versi: «Quel camion sorpreso dall'acqua/rimasto bloccato/tra Fiesso e Frassinelle:/nessuno vuole essere alla guida/del prossimo camion della tragedia,/ che quando arriva la tua ora/non serve nemmeno più saper nuotare». Il riferimento storico è alle 84 vittime del camion, che fu inghiottito dalle acque con il suo carico di fuggiaschi. Una strage, a detta di tutti, che poteva essere evitata. E, come detto non è casuale neanche la scelta di Occhiobello dove in località Malcantone, nel 1951 ci fu la famosa terza rotta, la più devastante, quella che permise al grande fiume di violare le campagne e le genti che le abitavano.
IL RICORDO
Quello di Matilde Vigna è un monologo (con il contributo musicale di Alessio Foglia e della dramaturga Greta Cappelletti) sullo sradicamento volontario e involontario, sugli eventi che ci cambiano la vita, sulle persone che ci vengono in soccorso, partendo proprio dall'anno in cui Nilla Pizzi vinse Sanremo con Grazie dei fiori e Angela Maria Guidi Cingolani divenne la prima donna a ricoprire la carica di sottosegretario in un ministero della Repubblica. Vigna, nel raccontare l'alluvione, si è ispirata a testimonianze dirette e non solo: «Alcune mie parenti furono sfollate a Genova, durante l'alluvione, e ne ho ritrovato la corrispondenza, le lettere tra loro e il resto della famiglia rimasta a Bagnolo di Po. Ma, in generale, in ogni parte d'Italia che visito, nei miei tour, trovo sempre dei polesani. Persone che, in passato, hanno voluto migrare perché avevano voglia di mettersi in gioco. Questo è per me l'insegnamento più bello. Una insegnante Anna Paola Fioravanti, ad esempio, mi ha raccontato la storia del padre che, per giorni interi, rimase nell'acqua a posizionare i sacchi di iuta sotto l'argine. In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, i polesani dell'alluvione riescono ad essere, a distanza di 70 anni, ancora ottimi maestri».
L'ATTUALITÀ
Lo spettacolo è frutto del lockdown ma non nomina mai il covid: «Eppure, la storia di questi polesani che, all'epoca, si rimboccarono le maniche è stata una grande lezione anche per me. Nonostante le difficoltà patite da noi attori negli ultimi mesi, io stessa ho trovato più coraggio, anche nel proporre in giro questo mio spettacolo». E l'attualità fa sempre capolino: basti pensare alle richieste di sussidio dei migranti alluvionati o alle vaccinazioni contro il tifo. Un'operazione di teatro civile che, negli intenti (parte dall'oralità diventa anche testimonianza storica) e nelle tematiche ricorda una altra opera famosa come il Vajont di Marco Paolini. Il testo, acquistato dalla Regione Emilia Romagna, debutterà il 19 agosto al Teatro in quota in Abruzzo. Matilde Vigna è nata a Trecenta, nel 1988. Dopo la maturità scientifica e una laurea magistrale in Relazioni Internazionali, si è diplomata nel 2015 alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, con la direzione di Valter Malosti. Nel 2019 Matilde ha vinto il premio Ubu come Miglior Attrice Under 35.
Marcello Bardini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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