Pietra d'inciampo rubata a una settimana dalla posa

Giovedì 1 Febbraio 2018
Pietra d'inciampo rubata a una settimana dalla posa
MEMORIA OLTRAGGIATA
VENEZIA Non ha resistito per pochi giorni la pietra d'inciampo dedicata a Gustavo Corinaldi. Qualcuno ha asportato la copertura in ottone posta davanti al civico 1771 dietro San Marcuola dove egli abitava prima del rastrellamento del 30 novembre 1943 ad opera degli squadristi della Rsi. Non è ancora chiaro che cosa sia accaduto, se si sia trattato di una sorta di stupida bravata oppure se sia stato un gesto razzista. Sulla vicenda, denunciata ieri, sta indagando la polizia.
LE REAZIONI
«Un atto intollerabile, a pochi giorni dalla ricorrenza del Giorno della Memoria, che la stragrande maggioranza della Venezia civile rifiuta categoricamente». Così il Comune, la Comunità ebraica, il Centro tedesco di Studi veneziani e l'Iveser (i soggetti che hanno dato vita all'iniziativa delle pietre).
«Condanniamo fermamente affermano in una nota congiunta questo atto di vandalismo e inciviltà che oltraggia la memoria di un nostro concittadino deportato e assassinato ad Auschwitz, auspicando che venga fatta chiarezza».
A questo punto, si teme che quella di Corinaldi possa non essere l'unica pietra ad essere stata tolta e così è stato rivolto un appello alla cittadinanza di segnalare eventuali anomalie sulle 73 pietre finora posate sul territorio comunale.
«La Pietra di Gustavo Corinaldi conclude la nota - sarà al più presto ricollocata al suo posto».
Alla condanna si associa anche il presidente dell'Ateneo Veneto Gianpaolo Scarante: «Gesto inqualificabile, in contrasto storico e culturale con la nostra città. Dura la presa di posizione del deputato uscente Giulio Marcon, candidato per Liberi e Uguali: «Ora il Prefetto vieti la manifestazione di Forza Nuova di sabato prossimo».
CHI ERA
Gustavo Corinaldi lavorava alle assicurazioni Generali, prima di essere estromesso in seguito alle leggi razziali. Fu catturato la notte del 30 novembre 1943. Il partigiano Bepi Turcato andò a trovarlo il 4 dicembre con un lasciapassare in tasca che avrebbe consentito a Corinaldi di uscire dal Ghetto indenne: «Egli, dopo avermi ascoltato, riflettè qualche istante e disse: Turcato, possibile che ci facciano queste cose... Poi lo vidi con gli occhi pieni di lacrime: Caro Turcato, disse, sono qui con i miei cugini, uno è vecchio e cieco, l'altro è molto avanti con gli anni; ci siamo sempre voluti bene, non mi sento di abbandonarli».
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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