Piccola pesca, arriva la stangata

Mercoledì 24 Luglio 2019
CHIOGGIA
La piccola pesca rischia di scomparire. Un numero, grosso modo, compreso tra le 200 e le 300 barche, a Chioggia, rischia di non poter più lasciare gli ormeggi, non per carenza di materia prima, né per dinamiche di mercato, ma perché schiacciate dall'entità delle contribuzioni previdenziali richieste dall'Inps, per la prima volta in oltre cinquant'anni di storia. La maggior parte dei piccoli armatori interessati, ha ricevuto richieste di pagamento tra i 10mila (il guadagno di un anno di lavoro, per quasi tutti questi pescatori) e fino ai 40mila euro, ma alcuni si sono visti addebitare cifre molto maggiori. Il record (isolato, si spera) sarebbe di 180mila euro, e questi importi sono stati raggiunti calcolando gli arretrati fino a cinque anni fa, delle contribuzioni previdenziali in base alla legge 413 del 1984. Sono due, infatti, le leggi che regolano la materia previdenziale nel settore pesca. La prima, la 250 del 1958, è applicabile a tutti i pescatori che lavorino in forma autonoma, o in cooperativa, e che possiedano una barca con meno di 10 tonnellate di stazza lorda, nella sostanza è la legge per la piccola pesca. I pescatori, invece, che non possiedano almeno uno dei due requisiti suddetti, devono fare riferimento alla legge 413 del 1984 che impone contributi più onerosi ma a fronte di pensioni più corpose di quelle erogate in base alla 250.
SISTEMA
A Chioggia la piccola pesca, che rappresenta circa il 30% del totale della marineria, è associata, per lo più, a cooperative di servizi. In pratica i soci delle cooperative non sono i pescatori ma le barche, ciascuna considerata come impresa e, nell'interpretazione dell'Inps, ciò fa decadere i requisiti della 250 e pone ogni barca nell'ambito della 413, con conseguente aumento dei contributi previdenziali e avvio dell'azione di recupero da parte dell'ente. «Riteniamo che ci siano i presupposti per contestare l'interpretazione dell'Inps, anche rispetto alla ratio della legge dice Pierpaolo Piva, della Fai-Cisl ma stupisce che questa interpretazione arrivi dopo mezzo secolo di prassi indiscussa». In realtà l'Inps si è mossa, in altre zone d'Italia, anche in verso contrario.
Nelle Marche, ad esempio, i pescatori che avevano versato, per anni, i contributi della 413, per assicurarsi una pensione migliore, sono stati avvertiti che la loro pensione sarebbe stata pagata ai sensi della 250 (quindi inferiore) pur con la previsione della restituzione della contribuzione in eccesso. «Un paradosso commenta Piva che dovrebbe essere superato secondo gli accordi, finora solo verbali, con l'Inps nazionale». Insomma, tutto fa pensare che l'istituto di previdenza stia raccogliendo risorse andando a rivisitare situazioni cristallizzate da tempo e mettendo in difficoltà chi, per decenni, ha lavorato in altra maniera. «A questo punto dice Piva occorre armonizzare tutte le norme in materia ma servono scelte politiche».
Diego Degan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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