«Piazzolla e Vivaldi Ecco le mie Stagioni»

Giovedì 18 Aprile 2019
L'INTERVISTA
Trieste attende il ritorno di Roberto Bolle al Politeama Rossetti, protagonista i prossimi 24-25 aprile di un evento inedito che unisce la formula di Bolle&Friends con la prima italiana di The Seasons, coreografia creata per lui da Massimiliano Volpini e Edwaard Liang. Al telefono l'«Étoile dei due mondi» ci spiega com'è nata questa idea: «nasce dal desiderio di riproporre nei teatri un progetto molto interessante firmato da due coreografi contemporanei su musiche di Vivaldi e Piazzolla, The Seasons, che abbiamo realizzato per il World Economic Forum di Davos più di un anno fa, ma poi non abbiamo più avuto occasione di rappresentare. Aggiungendo nella prima parte una serie di duetti e di assolo del repertorio sia classico che contemporaneo, ecco la duplice proposta, che vedrà al mio fianco i solisti del teatro alla Scala di Milano».
Due coreografi diversi, due compositori lontani nello spazio e nel tempo, qual è il punto di unione dei loro linguaggi e la cifra di questa creazione?
«Questa diversità, l'alternanza fra le Stagioni di Vivaldi e le Estaciones di Piazzolla, due partiture affidate ad altrettanti coreografi con percorsi diversi; Volpini, dallo stile più vicino alla tradizione classica, interpreta Vivaldi, mentre Liang con la sua sperimentazione contemporanea interpreta Piazzolla, in una sorta di specchiatura stilistica fra partitura musicale e coreografica».
Quali difficoltà incontra un danzatore classico nell'interpretare i linguaggi contemporanei della danza?
«Per me sono sfide stimolanti, io provengo dal mondo dell'accademismo classico, ma è molto interessante andare oltre, sperimentare, ampliare il mio orizzonte, e per questo spesso scelgo coreografie contemporanee; anche nella prima parte della serata danzerò Two, assolo di Russel Maliphant reso celebre da Sylvie Guillem, molto suggestivo nel suo gioco fra luci e proporzioni fisiche».
Di Bolle&Friends colpisce il fatto che attiri un pubblico trasversale. Cosa lo rende così popolare e amato?
«La scelta mirata dei vari elementi che lo compongono, fra tradizione e contemporaneità, lo avvicina a un pubblico molto vasto e molto vario, e lo fa apprezzare particolarmente. Si tratta di andare verso il pubblico proponendogli qualcosa che riconosce insieme a qualcos'altro che invece gli fa scoprire nuove dimensioni. Ad esempio la musica delle Stagioni di Vivaldi fa già la differenza in uno spettacolo, perché è universalmente nota, riconoscibile anche per un pubblico che non è quello della danza, e diventa viatico di qualcosa di non noto».
Un suo grande merito è proprio l'aver portato al grande pubblico la danza classica e d'autore, addirittura in TV, dalle cui programmazioni era totalmente esclusa. Si aspettava il riscontro strepitoso che ha avuto, e cosa ha spinto un'Étoile acclamata come lei a rendersi Pop?
«Ancora una sfida, che ho accettato perché fatta ad alti livelli: una prima serata di Rai Uno regalata alla danza era un'occasione da non perdere per un ambasciatore di quest'arte, e c'erano tutte le condizioni di qualità per portare la grande danza in prima serata. Ma sincerante che oltre 4 milioni di persone guardassero una trasmissione di danza è oltre ogni aspettativa anche per me!».
Ritiene che tutta la danza sia fruibile al grande pubblico o alcuni linguaggi posseggono appeal maggiormente veicolabile?
«Non si può proporre a chi non ha mai visto uno spettacolo di danza una creazione astratta su musica minimalista, perché sicuramente così lo allontanerai dalla danza, si può invece proporre determinati tipi di avanguardia ad esempio con la formula del Gala, dove se ne inseriscono pochi minuti, ma all'interno di un contesto comprensibile ai più».
A 44 anni lei sembra più in forma che mai, come si fa a mantenere standard così alti?
«È molto difficile, per ottenere prestazioni molto alte sono molto alti i sacrifici, bisogna tenere sotto controllo alimentazione, ore di sonno, stile di vita, che deve essere regolare e senza eccessi, bisogna essere totalmente focalizzati sugli obiettivi».
Alla luce di questi sacrifici rigorosi consiglierebbe questa strada a un ragazzo di oggi?
«Assolutamente sì, perché è una professione fra le più magiche. I sacrifici sono tanti, ma ti ripagano facendoti vivere ogni giorno all'interno di un luogo meraviglioso, il teatro, separati dalle brutture della quotidianità, a contatto con la bellezza, la musica, la magia di scene e costumi, portandoti a vivere anche in altre dimensioni».
Fra i tanti successi e riconoscimenti della sua carriera di cosa va più fiero?
«Se devo dire una cosa, proprio l'essere riuscito a portare la danza in prima serata su Rai Uno, in programmi di cui non sono stato solo interprete, ma anche direttore artistico e autore, è un'impresa che mi rende molto orgoglioso»
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Federica Sassara
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