Pfm: «L'emozione si chiama De Andrè»

Giovedì 20 Febbraio 2020
L'INTERVISTA
«È stato un anno di grandi soddisfazioni, il film sta creando profonde emozioni praticamente a tutti». Sono numeri da record quelli che sta facendo registrare in questi giorni Il concerto ritrovato, il film di Walter Veltroni che si sviluppa da una registrazione video, finora ignorata, della storica esibizione della Premiata Forneria Marconi con Fabrizio De Andrè nel 1979. Un incontro indimenticabile che sta dando risultati davvero positivi come spiega lo stesso Patrick Djivas, il bassista che insieme al batterista Franz Di Ciccio, sta portando in tour il gruppo completato dagli ospiti Flavio Premoli, alle tastiere, e dallo storico chitarrista di Faber Michele Ascolese.
Ora la PFM torna in Veneto e il prossimo 27 febbraio si esibirà al Gran teatro Geox di Padova dopo aver già suonato a Verona e al teatro Goldoni di Venezia.
Djivas, che tipo di momento state vivendo?
«Davvero un bel periodo, proprio in questi giorni ci sono state le proiezioni della pellicola di Veltroni e ci siamo accorti che tanta gente era tanto felice di rivedere quell'evento di Genova. Ci ha colpito soprattutto il fatto che, oltre alle persone che si ricordano bene di quegli anni, nelle sale sono arrivati anche spettatori più giovani che avevano semplicemente sentito parlare di questo incontro con De Andrè. I gestori ci hanno detto che abbiamo battuto il record di presenze, non è un risultato da poco visto che tra i film in programmazione in questa settimana ci sono anche quelli che hanno partecipato agli Oscar. La soddisfazione più grande è quando la gente ci dice che ha rivissuto l'atmosfera di quegli anni e in molti ci hanno poi confessato di essersi messi a piangere».
Cosa vi ha detto Dori Ghezzi?
«È molto contenta di come sta andando il film che, inizialmente previsto per 280 sale, ora è in programmazione in 370 cinema. Dori è felice anche per il fatto che nel documentario si vede parecchio Fabrizio».
Che ricordi hai di quella esperienza?
«All'inizio Fabrizio era un po' come terrorizzato da questa nostra proposta, ma oggi posso dire che l'essere venuto a suonare con noi gli è servito a sviluppare anche la sua carriera successiva: insieme abbiamo firmato una tappa significativa della musica italiana. In quegli anni in cui si parlava soprattutto di cantautori, si è capito che la musica di una band come la nostra poteva aiutare parecchio un artista. E così subito dopo sono state lanciate diverse collaborazioni, basti pensare a quella tra Dalla e De Gregori».
E De Andrè cosa diceva durante i concerti?
«Lui dopo questa esperienza è diventato un artista a 360 gradi. Ricordo che quando siamo andati tutti in sala di registrazione per analizzare il suono c'è stata la svolta. Quando Fabrizio ha ascoltato con noi la versione dal vivo della Canzone di Marinella gli è piaciuta a tal punto che ci ha detto va bene, chiamatemi alla fine di tutto come dire che si era convinto e che noi avevamo superato la prova. Evidentemente mentre cantava non si era accorto bene del lavoro che avevamo fatto».
Adesso siete in tour da un anno e state arrivando a Padova. Che novità ci saranno?
«Abbiamo fatto 110 concerti in un anno, dei quali almeno 75 riguardavano proprio il repertorio di De Andrè. Stiamo anche preparando un nuovo disco che uscirà, con ogni probabilità, il prossimo anno. A Padova riproporremo i brani del celebre concerto (da Il pescatore alla Guerra di Piero, da Giugno 73 a Bocca di rosa e Via del Campo ndr), con la novità che durante la nostra esibizione ci saranno delle proiezioni delle fotografie storiche di Guido Harari».
Ma Harari come era riuscito ad aggiungersi a voi?
«Già, Fabrizio durante il tour non voleva essere disturbato ed anche per questo non erano state fatte delle riprese. Harari è stato molto bravo a scomparire nel senso che è riuscito a scattare quelle foto diventando quasi invisibile per parecchio tempo».
Gianpaolo Bonzio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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