Passione socialista Sacconi si racconta

Giovedì 3 Dicembre 2020
IL LIBRO
«Confesso che ho fatto politica». Si può riassumere così, parafrasando il titolo del memoriale di Pablo Neruda, il senso di Volevo solo una girandola, il libro, edito da Marsilio, che Maurizio Sacconi, politico trevigiano di lungo corso. Maurizio Sacconi, oggi settantenne, questo impegno lo ha profuso per cinquant'anni, fino al 2018. Un mestiere, chiarisce «perché la vita politica al servizio della comunità non può essere consegnata all'improvvisazione, per quanto generosa». Difficile non leggere un riferimento ai giorni nostri con i tanti catapultati in Parlamento. Lui queste basi se l'è fatte sul campo, percorrendo tutti i gradini del cursus honorum, da consigliere comunale a Treviso, al Parlamento, fino ai massimi incarichi di governo, più volte sottosegretario e ministro del Lavoro e della Salute.
IL MONDO DEL GAROFANO
Una vita in politica, sotto la bandiera socialista, anche se conclusa con Forza Italia e poi il Nuovo Centrodestra. Un socialista affatto pentito, anzi orgoglioso di aver vissuto quegli anni di intenso ardore politico. Un memoriale che Sacconi non sviluppa in ordine cronologico, ma per grandi temi: la passione, la paura, l'impopolarità delle decisioni, la visione del futuro, la crisi economica, i traumi della democrazia, la morte, la vicenda Eluana Englaro. La sua storia si interseca con quella italiana. E in questo zibaldone compaiono i principali attori della Prima Repubblica. I nomi citati sono volutamente pochi, ma di grande peso. Bettino Craxi, il lider maximo «Un uomo timidissimo. Faceva coincidere la sua esistenza con la convinzione di dover svolgere una missione alta, senza confini, nel mito di Giuseppe Garibaldi». Gianni De Michelis «Il mio maestro. Un visionario, capace di anticipare molti accadimenti. Nel 1981, tenne alla Columbia University una lezione intitolata Il comunismo è morto.».
LE RIFORME
Marco Biagi «La sua fu una morte annunciata. Mi sento tuttora colpevole per non aver fatto di più per la sua protezione». Bruno Visentini, grande estimatore di De Michelis «El ga' fin ea pansa inteigente». E ancora Enrico Cuccia, Guido Carli «uomo avvezzo al potere, ma di grande ironia». Sergio Marchionne, il cardinale Ruini, Umberto Veronesi. E Silvio Berlusconi: «Rimarrà, finché vivo, il mio debito per quello che fece nel 1994». Ricorda gli anni della grande stagione di governo socialista, e ne sciorina i meriti, le riforme, il risanamento economico e le occasioni perdute. La mancata assegnazione dell'Expo del 2000 a Venezia perché avrebbe potuto cambiare i destini del Nordest.
VITTORIE E SCONFITTE
La grande intuizione di Gianni e Cesare De Michelis che «avrebbe permesso a Venezia di ritrovare il ruolo di capitale politica ed economica». La candidatura di Venezia venne bocciata, ma Sacconi è convinto che fu un gravissimo errore. «I cinesi sembrano aver letto i nostri piani di riqualificazione del territorio e li stanno applicando a casa loro». La grande cavalcata socialista venne fermata da Tangentopoli che spazzò via tutto. I giudizi di Sacconi sono netti. Non fa sconti. Ce n'è per tutti. «Tangentopoli fu, secondo la mia esperienza, un vero e proprio colpo di Stato» è l'incipit del capitolo dedicato al terremoto giudiziario che spazzò via i vecchi partiti. L'indice è puntato contro «settori politicizzati della magistratura, ambienti finanziari ed editoriali, interessi internazionali, inchieste asimmetriche che hanno colpito duramente una parte della cittadella politica e ne hanno lasciato intatte altre».
LO CHOC
Per Sacconi «Tangentopoli fu un'operazione politica» per bloccare il patto Craxi-Forlani che avrebbe dovuto riportare il primo alla guida del governo e il secondo alla presidenza della Repubblica. Pesante il giudizio sul Pci «che partecipava alla ripartizione dei sostegni provenienti della Partecipazioni Statali e dai grandi appalti». L'accusa più diretta riguarda l'occupazione delle casematte, di ispirazione gramsciana. Ossia aver inserito molti militanti nei quadri della magistratura. «Non a caso molti di loro furono poi eletti in Parlamento nelle liste di Pci-Pds.Ds-Pd». Un giustizialismo a senso unico che non toccò il Pci e la sinistra Dc». Valutazioni di parte, fatte da un uomo che era dentro quella parte. È una rilettura della storia degli ultimi cinquant'anni del Paese. Sacconi si toglie alcuni sassolini dalla scarpa, ma non cerca vendette. Molti dei protagonisti di quella storia non ci sono più. Vuole rimettere a posto alcuni tasselli, ma soprattutto, dare un contributo laico alla ripartenza del Paese dopo la pandemia.
Vittorio Pierobon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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