Parco scientifico, primo bilancio in utile

Sabato 25 Luglio 2020
Parco scientifico, primo bilancio in utile
IL BILANCIO
MESTRE Per la prima volta da anni il margine operativo lordo del Vega è andato in attivo di 200mila euro, e per la prima volta la società non deve più rincorrere e coccolare gli affittuari per paura che se ne vadano perché, davanti alla porta, ha la coda di gente che chiede spazi in locazione. L'idea di Massimo Cacciari, e quindi del centrosinistra, che negli anni Novanta aveva pensato di realizzare un Parco scientifico nell'area della vecchia Porto Marghera agonizzante, creando una cerniera tra la città e le industrie, è stata, insomma, salvata dal baratro e realizzata dal centrodestra.
IL BUCO
Certo c'è ancora un buco lasciato dalle passate gestioni, che comunque è già stato ridotto da 15 a 13 milioni di euro grazie alla vendita di alcune parti di edifici del complesso, nell'ambito del concordato preventivo autorizzato dal Tribunale di Venezia ad agosto del 2013, ma l'assemblea dei soci che si è svolta ieri mattina ha segnato una svolta. Con il passato il Vega, controllato col 60% delle quote da Ive l'Immobiliare del Comune e partecipato al 35% da privati tra i quali anche istituti di credito, farà sicuramente i conti, e infatti l'azione di responsabilità contro la gestione guidata dal presidente Rossi Luciani e dal direttore generale Michele Vianello sta andando avanti, ma il messaggio uscito dall'assemblea è di guardare avanti. Per il momento, ancora con l'amministratore unico Roberto Ferrara, il cui mandato, al pari delle altre società che hanno a che fare col Comune, è stato prorogato fino all'insediamento della nuova Giunta; d'altro canto è merito di Ferrara se i conti oggi sono a posto e i numeri in crescita.
VOTO UNANIME
Ieri mattina l'assemblea dei soci ha approvato il bilancio all'unanimità e i numeri principali, oltre al margine operativo lordo passato in positivo per 200 mila euro, sono questi: la perdita è di circa 300 mila euro, più che dimezzata rispetto ai 700 mila del 2018, in continua riduzione rispetto agli anni precedenti, perdite derivanti da fardello iniziale dei 15 milioni di euro di buco e dall'ammortamento degli edifici che, col tempo, si deprezzano. Parte delle perdite deriva anche dal contenzioso con il Comune avviato dalla gestione precedente sull'Imu, ossia se il Vega deve pagarla tutto o solo in parte perché è una società mista pubblico-privata: avendo perso la causa in primo e secondo grado, rimaneva il ricorso alla Cassazione ma la società ha preferito lasciar perdere.
Continuando con l'analisi del Bilancio, le entrate sono salite da 1,9 milioni del 2018 a 2,3 milioni di euro del 2019, e per il Vega le entrate derivano da affitti, per cui vuol dire che le occupazioni degli uffici sono passate dall'80% del 2015 a quasi il 100% di oggi. «Sono rimasti liberi solo pochi piccoli uffici, sui 100 metri quadri, e qualcosa da 140 o 150 metri quadri - spiega l'amministratore unico Roberto Ferrara - Tra l'altro, nonostante la paralisi da Covid-19, abbiamo comunque continuato a ricevere richieste di insediamento, e anche i clienti che sono dentro, a parte qualche caso fisiologico, non hanno chiesto riduzioni di affitti che si aggirano sui 140 euro al metro quadro annui ma comprendono, oltre ai locali, la fornitura di tutti i servizi».
Anche con il sistema attuale, di accorpamento della fornitura dei servizi nel canone annuale di affitto dei locali, l'appetibilità del Vega è andata aumentando e, commenta Ferrara, «chi non si è comprato o affittato uno spazio oggi, si mangerà le mani domani quando, tra due anni, sarà pronta la nuova viabilità che, con un investimento di 17 milioni di euro, collegherà il Vega col resto della terraferma e con Venezia, mentre in questi anni è stato come una cattedrale nel deserto.
Pure l'Incubatore di nuove società sta andando bene: «Dalla decina di start up che avevamo all'inizio siamo saliti a 15 o 16 che stanno sviluppando anche progetti di interscambio tra le imprese e stanno aumentando di valore. Una soddisfazione - conclude Ferrara - perché il cuore del Parco scientifico è proprio l'incubatore. Un tempo queste realtà godevano di aiuti pubblici, oggi è tanto se riusciamo a offrire loro i locali con affitti agevolati, ma noi ci crediamo perché così contribuiamo a creare sviluppo e innovazione tra i giovani».
Elisio Trevisan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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