Paolo Calabresi (ex Iene) racconta Humbert in Lolita

Venerdì 20 Aprile 2018
TEATRO
Lolita è probabilmente il romanzo più conosciuto di Vladimir Nabokov. Pubblicato nel 1955 e, nonostante l'argomento controverso, presto elevato a classico, il testo ha ispirato adattamenti teatrali e cinematografici. La celebre riduzione cinematografica di Stanley Kubrick con James Mason e Shelley Winters ha contribuito a imprimere nell'immaginario mondiale l'immagine della piccola e maliziosa Dolores Haze, detta Lolita, relegando il protagonista maschile a un ruolo marginale che non gli rende giustizia. Si concentra invece sulla figura del vero protagonista, lo spettacolo a una voce e accompagnamento musicale curato drammaturgicamente da Giuseppe Zironi. A vestire i panni dell'uomo l'ex Iena Paolo Calabresi (o anche il Biascica di Boris) in una veste inedita, con la colonna sonora originale di Violetta Zironi.
FASCINO ADOLESCENZIALE
Lolita è la storia di Humbert, un uomo stregato dal fascino acerbo delle preadolescenti sottolinea l'autore - L'incontro con la piccola Dolores, detta Lolita, di appena dodici anni, ne avvia la definitiva caduta in un abisso di insana passione, rabbia, confusi istinti paterni e grottesco rimpianto. In scena un uomo legge ampi stralci del romanzo. Alla sua voce fa da contrappunto quella di una giovane cantante e polistrumentista, che esegue brani anche inediti sul tema dell'amore. «La nostra Lolita prosegue il drammaturgo - non è una bambina ma una giovane donna, forte e severa ma a volte timorosa di smarrirsi. Humbert è un uomo maturo, stordito dagli anni già vissuti e incapace di attribuire un significato a quelli che verranno. Per entrambi la soluzione è un lungo viaggio di parole e musica sempre al confine con la pazzia. Paolo Calabresi affronta la lettura di ampi stralci del romanzo insistendo sulla vicenda personale di Humbert. «La storia di Humbert il pedofilo, l'uomo dedito a mille sotterfugi per impadronirsi del corpo e della mente di Lolita, riemerge come diario di una redenzione impossibile, tra automobili, tristi motel, dolciumi e canzonette. Un viaggio e una fuga senza speranza, conclude Zironi. Se nel film di Kubrik la follia progressiva è vista con lo sguardo della giovanissima Lolita, nella messinscena il focus è sul sentimento che nasce all'interno, un desiderio furioso che, quasi in forma di allucinazione, conduce alla malattia e alla morte.
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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