OPOLE
L'inaugurazione, in Polonia, del 16esimo stabilimento UFI ha offerto l'occasione

Martedì 22 Gennaio 2019
OPOLE
L'inaugurazione, in Polonia, del 16esimo stabilimento UFI ha offerto l'occasione per conoscere uno di quegli imprenditori che fanno bene all'Italia e al Made in Italy. Si chiama Giorgio Girondi il fondatore e presidente di quest'azienda tutta da scoprire; è nato a Mantova, dove vive con la famiglia, ha 63 anni, due figli ancora piccoli, una laurea in economia, ma anche una competenza tecnica, in materia di filtri e scambiatori di calore, che lo porta a dire, senza falsa modestia, di poter dare dei punti ai suoi ingegneri. Girondi ha una passione smodata per le auto e infatti è noto nell'ambiente delle storiche per una importante collezione di pezzi pregiati e di supercar di ultima generazione. Se non bastasse, tra i clienti più prestigiosi della sua azienda ci sono ben otto team di Formula 1, comprese Mercedes e Ferrari.
Com'è arrivata la UFI in Formula 1?
«Seguendo tre direttrici: tecnologia, innovazione e velocità di decisione. Il mio staff deve portare solo soluzioni e velocemente».
Ciò richiede flessibilità?
«Certo. E nel sito ceco di Ostrava, che ora si gioverà della vicinanza con quello polacco, il concetto è ben rappresentato dalla capacità di produrre impianti di filtraggio per olio, gasolio e aria, anche custom. Nel primo caso il cliente più importante è BMW, nel secondo Volkswagen, nel terzo Mercedes-AMG».
Ma tra i vostri clienti c'è anche Porsche.
«Sono loro che hanno scelto noi per il multitube, un rivoluzionario sistema per il filtraggio dell'aria, già brevettato, che assicura il 4% di cavalli motore in più, abbattimento delle emissioni, flessibilità geometrica e ridimensionamento del filtro. Porsche l'ha scelto come primo equipaggiamento per la GT2RS, ma presto troverà altre applicazioni, anche per l'aftermarket».
Perché continua ad aprire stabilimenti nel mondo?
«L'internazionalizzazione è alla base della mia attività sin dagli anni 80, quando sono andato a scoprire la Cina, dove all'epoca la motorizzazione di massa era un miraggio, si producevano 300mila auto all'anno contro i 28 milioni di oggi e per andare da Pechino a Shanghai occorrevano 33 ore di treno. Oggi lì ho cinque stabilimenti, e sette realizzati per conto del governo cinese».
E lo sbarco in Polonia che finalità ha?
«La Polonia, e in particolare la comunità di Opole, incoraggia gli investimenti stranieri. E poi, disporre di due stabilimenti vicini, in Repubblica Ceca e Polonia, ci consente di ottimizzare il just in time. Finora gli scambiatori di calore venivano prodotti solo in Cina, ora li produciamo anche in Europa, e questo è un bene perché i cooler, prim'ancora dei filtri, rappresentano il business del futuro».
Perché sono così importanti?
«Il futuro è dei veicoli ibridi ed elettrici. Il mercato è in evoluzione e nei nostri centri siamo impegnati, con partner lungimiranti, nel perfezionare progetti sulle fuel cell».
S.Tro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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