OPOLE
L'inaugurazione, in Polonia, del 16esimo stabilimento UFI ha offerto l'occasione per conoscere uno di quegli imprenditori che fanno bene all'Italia e al Made in Italy. Si chiama Giorgio Girondi il fondatore e presidente di quest'azienda tutta da scoprire; è nato a Mantova, dove vive con la famiglia, ha 63 anni, due figli ancora piccoli, una laurea in economia, ma anche una competenza tecnica, in materia di filtri e scambiatori di calore, che lo porta a dire, senza falsa modestia, di poter dare dei punti ai suoi ingegneri. Girondi ha una passione smodata per le auto e infatti è noto nell'ambiente delle storiche per una importante collezione di pezzi pregiati e di supercar di ultima generazione. Se non bastasse, tra i clienti più prestigiosi della sua azienda ci sono ben otto team di Formula 1, comprese Mercedes e Ferrari.
Com'è arrivata la UFI in Formula 1?
«Seguendo tre direttrici: tecnologia, innovazione e velocità di decisione. Il mio staff deve portare solo soluzioni e velocemente».
Ciò richiede flessibilità?
«Certo. E nel sito ceco di Ostrava, che ora si gioverà della vicinanza con quello polacco, il concetto è ben rappresentato dalla capacità di produrre impianti di filtraggio per olio, gasolio e aria, anche custom. Nel primo caso il cliente più importante è BMW, nel secondo Volkswagen, nel terzo Mercedes-AMG».
Ma tra i vostri clienti c'è anche Porsche.
«Sono loro che hanno scelto noi per il multitube, un rivoluzionario sistema per il filtraggio dell'aria, già brevettato, che assicura il 4% di cavalli motore in più, abbattimento delle emissioni, flessibilità geometrica e ridimensionamento del filtro. Porsche l'ha scelto come primo equipaggiamento per la GT2RS, ma presto troverà altre applicazioni, anche per l'aftermarket».
Perché continua ad aprire stabilimenti nel mondo?
«L'internazionalizzazione è alla base della mia attività sin dagli anni 80, quando sono andato a scoprire la Cina, dove all'epoca la motorizzazione di massa era un miraggio, si producevano 300mila auto all'anno contro i 28 milioni di oggi e per andare da Pechino a Shanghai occorrevano 33 ore di treno. Oggi lì ho cinque stabilimenti, e sette realizzati per conto del governo cinese».
E lo sbarco in Polonia che finalità ha?
«La Polonia, e in particolare la comunità di Opole, incoraggia gli investimenti stranieri. E poi, disporre di due stabilimenti vicini, in Repubblica Ceca e Polonia, ci consente di ottimizzare il just in time. Finora gli scambiatori di calore venivano prodotti solo in Cina, ora li produciamo anche in Europa, e questo è un bene perché i cooler, prim'ancora dei filtri, rappresentano il business del futuro».
Perché sono così importanti?
«Il futuro è dei veicoli ibridi ed elettrici. Il mercato è in evoluzione e nei nostri centri siamo impegnati, con partner lungimiranti, nel perfezionare progetti sulle fuel cell».
S.Tro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA L'inaugurazione, in Polonia, del 16esimo stabilimento UFI ha offerto l'occasione per conoscere uno di quegli imprenditori che fanno bene all'Italia e al Made in Italy. Si chiama Giorgio Girondi il fondatore e presidente di quest'azienda tutta da scoprire; è nato a Mantova, dove vive con la famiglia, ha 63 anni, due figli ancora piccoli, una laurea in economia, ma anche una competenza tecnica, in materia di filtri e scambiatori di calore, che lo porta a dire, senza falsa modestia, di poter dare dei punti ai suoi ingegneri. Girondi ha una passione smodata per le auto e infatti è noto nell'ambiente delle storiche per una importante collezione di pezzi pregiati e di supercar di ultima generazione. Se non bastasse, tra i clienti più prestigiosi della sua azienda ci sono ben otto team di Formula 1, comprese Mercedes e Ferrari.
Com'è arrivata la UFI in Formula 1?
«Seguendo tre direttrici: tecnologia, innovazione e velocità di decisione. Il mio staff deve portare solo soluzioni e velocemente».
Ciò richiede flessibilità?
«Certo. E nel sito ceco di Ostrava, che ora si gioverà della vicinanza con quello polacco, il concetto è ben rappresentato dalla capacità di produrre impianti di filtraggio per olio, gasolio e aria, anche custom. Nel primo caso il cliente più importante è BMW, nel secondo Volkswagen, nel terzo Mercedes-AMG».
Ma tra i vostri clienti c'è anche Porsche.
«Sono loro che hanno scelto noi per il multitube, un rivoluzionario sistema per il filtraggio dell'aria, già brevettato, che assicura il 4% di cavalli motore in più, abbattimento delle emissioni, flessibilità geometrica e ridimensionamento del filtro. Porsche l'ha scelto come primo equipaggiamento per la GT2RS, ma presto troverà altre applicazioni, anche per l'aftermarket».
Perché continua ad aprire stabilimenti nel mondo?
«L'internazionalizzazione è alla base della mia attività sin dagli anni 80, quando sono andato a scoprire la Cina, dove all'epoca la motorizzazione di massa era un miraggio, si producevano 300mila auto all'anno contro i 28 milioni di oggi e per andare da Pechino a Shanghai occorrevano 33 ore di treno. Oggi lì ho cinque stabilimenti, e sette realizzati per conto del governo cinese».
E lo sbarco in Polonia che finalità ha?
«La Polonia, e in particolare la comunità di Opole, incoraggia gli investimenti stranieri. E poi, disporre di due stabilimenti vicini, in Repubblica Ceca e Polonia, ci consente di ottimizzare il just in time. Finora gli scambiatori di calore venivano prodotti solo in Cina, ora li produciamo anche in Europa, e questo è un bene perché i cooler, prim'ancora dei filtri, rappresentano il business del futuro».
Perché sono così importanti?
«Il futuro è dei veicoli ibridi ed elettrici. Il mercato è in evoluzione e nei nostri centri siamo impegnati, con partner lungimiranti, nel perfezionare progetti sulle fuel cell».
S.Tro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA