Opere d'arte nell'albergo fantasma

Giovedì 14 Novembre 2019
Opere d'arte nell'albergo fantasma
LA STORIA
Al completo. Nei siti specializzati in prenotazioni alberghiere, a cominciare da Booking.com, non c'è nessuna stanza disponibile per l'hotel Poetic di Padova. Tutto esaurito. Ma dentro non c'è nessun cliente. La reception è vuota. Una valigia di cuoio anni Cinquanta e una vecchia divisa da ufficiale dell'aeronautica sono le uniche tracce di potenziali clienti. E del resto le foto, che pubblicizzano l'albergo in Internet, denunciano uno stato di abbandono choccante. Degrado assoluto, lavandini rotti, letti sfatti, cassetti e armadi aperti, polvere e ragnatele. Una galleria fotografica repellente. Come si può pubblicizzare e offrire stanze in un albergo chiuso dal 1997 ridotto in simili condizioni? In realtà siamo di fronte ad una performance artistica ancora in evoluzione. Una provocazione di una ventina di esponenti del mondo dell'arte padovana alternativa, ispirati da Simone Berno il pittore noto perché si fa rubare i quadri appendendoli nelle piazze in giro per il mondo.
LA SCOMMESSA ARTISTICA
«La struttura e le stanze sono state lasciate come sono state trovate, nel loro stato di abbandono e decadenza, e sono diventate parte integrante di un'opera d'arte contemporanea, composta da più installazioni curate da diversi artisti. Nulla all'interno dell'hotel è stato rimosso o contaminato». Il Poetic, in realtà si chiamava albergo da Marco. Un alloggio dignitoso in via Sorio, a poche centinaia di metri dall'aeroporto Allegri, frequentato da militari e da parenti dei pazienti ricoverati nel vicino centro medico di Foniatria. Era gestito dalla signora Mirella Bondesan, moglie di un ufficiale dell'aeronautica. L'albergo è stato chiuso improvvisamente e nessuno ha mai provveduto a svuotarlo. Ci sono ancora i registri con i nomi dei clienti. In soffitta giacciono decine di bottiglie di vino, forse troppo invecchiato, e cataste di libri degli anni Quaranta e Cinquanta. Ovunque oggetti da museo e antiquariato povero. Nella stanza del marito della proprietaria, un colonnello, c'è ancora la sciabola luccicante da alta uniforme. Il fodero in velluto l'ha preservata dalle ingiurie del tempo. E forse, dicono i ragazzi che lavorano alle opere d'arte, il fantasma del colonnello aleggia tra le pareti scrostate. La sua presenza discreta qualcuno la percepisce ancora. Gli scricchiolii e i cigolii delle porte non mancano. Fantasie
L'INTRIGANTE RINASCITA
Ora l'albergo è tornato a vivere. Simone Berno lo ha preso in affitto. Ogni stanza ospita un artista che in questi giorni sta allestendo la sua performance: mille origàmi di farfalle nere che penzolano dal soffitto, un gioco di specchi che fa pensare di essere in un castello incantato, fettucce metriche che formano un labirinto, bambole messe in sacchetti sottovuoto per preservarne la purezza, pareti tappezzate di poesie, quadri, murales e graffiti, suoni che escono dal nulla. Il tutto mescolato con le stratificazioni del tempo, che nessuno degli artisti deve cancellare. Vietato mettere ordine. Certo, forme espressive difficili da capire e accettare. Avanguardia artistica. Potenziali Andy Warhol, allo stato solo giovani ricchi di aspettative e di immaginazione. Un percorso affascinante, eccitante e un po' inquietante.
HOTEL DISABITATO
Anche perché, particolare non da poco: nell'hotel non c'è elettricità. Ci si muove con la luce dei telefonini, unica parvenza di modernità in un ambiente in cui il tempo si è fermato. Una galleria d'arte che nessuno potrà mai vedere, perché - ed è questa l'idea geniale di Simone Berno - il Poetic hotel resterà per sempre inaccessibile al pubblico. Nè clienti improbabili per le stanze, né visitatori dell'esposizione. «Quando tutte le installazioni saranno ultimate scatterà il check out - spiega Simone - Ogni stanza, completata delle tabelle didascaliche per i visitatori che mai ci saranno, verrà chiusa e l'hotel sarà sigillato. Nessuno potrà più entrarvi, nemmeno gli autori delle opere. Quello che è esposto dentro si potrà vedere solo da fuori in maniera virtuale, nei siti e nelle piattaforme multimediali». L'albergo sarà il custode di questa arte estrema, quasi disperata. Ci sarà anche una scatola nera con tutti i nomi degli autori della performance. Un giorno, prima o poi, l'edifico avrà una nuova destinazione, molto probabilmente sarà abbattuto e tra le macerie spunteranno i resti dell'espressione artistica di questi giovani, oggi quasi sconosciuti e domani, forse, famosi. Come murare - è un augurio - l'opera di un potenziale nuovo Maurizio Cattelan (l'autore del celebre water d'oro, anche lui padovano) e riscoprirla distrutta a distanza di decenni.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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