Omicidio volontario: 15 anni a Esposito

Mercoledì 5 Dicembre 2018
Omicidio volontario: 15 anni a Esposito
LA SENTENZA
VENEZIA Fu omicidio volontario quello avvenuto lo scorso 8 gennaio in calle delle Chiovere, a San Polo. Ciro Esposito, 49 anni, è stato condannato a 15 anni di reclusione per aver ucciso con un colpo di pistola alla testa l'amico Ivano Gritti, utilizzando una pistola detenuta clandestinamente.
La sentenza, letta nel tardo pomeriggio di ieri, rispecchia la richiesta del sostituto procuratore che ha coordinato le indagini, Patrizia Ciccarese la quale aveva sollecitato 14 anni per il reato di omicidio (pena base 21 anni, meno lo sconto di un terzo dovuto al rito abbreviato) e un anno per l'arma abusiva. Esposito è stato condannato anche a risarcire i danni provocati alle parti offese, l'ex moglie e il figlio della vittima (costituitisi al processo con l'avvocato Antonio Alessandri), da quantificarsi in sede civile. Ma si tratta di una condanna simbolica, in quanto l'uomo non possiede alcun bene sul quale i familiari di Gritti potranno rivalersi.
LA DIFESA
La difesa, rappresentata dall'avvocato Claudio Beltrame, si è battuta invano per ottenere l'assoluzione del suo assistito o in subordine la condanna per eccesso colposo di legittima difesa, sostenendo che Esposito ha fatto fuoco in quanto era terrorizzato dall'amico, il quale aveva scoperto che la sua compagna lo aveva tradito con lui. Quando Esposito sparò attraverso la porta a vetri d'ingresso all'appartamento Ater che occupava abusivamente, Gritti era già entrato nel cortiletto di pertinenza all'abitazione e aveva preso a calci la porta, facendo cedere la serratura: Esposito, insomma, temeva per la propria vita. L'utilizzo di una pistola clandestina, però, è elemento che rende difficile poter parlare di legittima difesa. L'avvocato Beltrame ha già annunciato che, dopo il deposito delle motivazioni della sentenza, ha intenzione di presentare appello.
Prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio, le parti processuali hanno parlato, aggiungendo alcune considerazioni rispetto alla requisitoria e alle arringhe della settimana scorsa.
IL SECONDO COLPO
Per dimostrare la tesi del delitto volontario, i rappresentanti dell'accusa hanno fatto riferimento anche alle dichiarazioni rese da Esposito nel momento in cui fu arrestato dai carabinieri: con la pistola in una mano, e una lattina di birra nell'altra, disse che avrebbe ucciso anche il giovane che quella notte, attorno all'1 e 15, si trovava in compagnia di Gritti all'esterno della sua abitazione. Cristopher Antonio Rath, in realtà si è salvato per miracolo: un secondo proiettile, sparato da Esposito, lo sfiorò di poco mentre si stava abbassando per cercare di prestare soccorso a Gritti, già colpito a morte. La Procura non risulta aver formulato un'ipotesi di tentato omicidio per questo secondo colpo di pistola.
IL MEMORIALE
Nel corso della precedente udienza, Esposito aveva letto un breve memoriale nel quale, tentando di dare spiegazione all'accaduto, ha dichiarato di non aver voluto fare del male a nessuno: «Ho sparato completamente a caso, non si vedeva all'esterno perché era notte fonda e avevo la luce dentro il mio appartamento accesa - ha detto al giudice - Non ho sparato per uccidere, ma solo per sventare il pericolo. Tra l'altro ho dovuto usare la mano sinistra, mentre io sono destrimane. La mia mano destra è completamente fuori uso... Ho agito per difendere la mia incolumità, la mia vita. E purtroppo ne è andato di mezzo il mio miglior amico e di questo non riuscirò mai ad averne pace». Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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