Omicidio Boraso, dubbi sul complice

Domenica 10 Gennaio 2021
Omicidio Boraso, dubbi sul complice
PORTOGRUARO
Resta in carcere Mohamed Rabih, il 21enne accusato di aver partecipato la notte del 22 luglio scorso al brutale omicidio di Marcella Boraso (59), uccisa in bagno a colpi di martellate in testa. Il Tribunale del Riesame di Trieste ha rigettato il ricorso dell'avvocato Gaetano Vinci, ma nell'ordinanza manifesta molti dubbi sia sul ruolo avuto dal ragazzo sia sull'attendibilità del coindagato Wail Boulaied, 23 anni, anche lui di origine marocchina, arrestato dai Carabinieri nelle 24 ore successive al delitto. Le perplessità manifestate dai giudici, che riconoscono quantomeno un concorso morale di Rabih nell'omicidio, saranno al centro di un ricorso per Cassazione finalizzato all'ottenimento degli arresti domiciliari. «Questa ordinanza - spiega Vinci - mi dà spazio per andare alla Corte Suprema perché cadono il concorso materiale, il movente della rapina e l'ipotesi che tra i due ci fosse un precedente accordo».
LE MOTIVAZIONI
Rabih resta in carcere perchè il Riesame, proprio per l'efferatezza dell'aggressione, teme il pericolo di recidiva. Perché è provato che quella sera era presente nell'appartamento della vittima prima, durante e dopo l'omicidio. E perché va fatta ancora chiarezza sulle singole responsabilità dei due indagati. La 59enne, prima di essere uccisa, è stata aggredita in più fasi. Chi l'ha presa a schiaffi e pugni? Chi l'ha accoltellata e le ha sbattuto la testa contro il water prima di colpirla con il martello? Rabih dice di essere stato solo spettatore del massacro e di non aver trattenuto la vittima mentre Boulaied la colpiva con il martello. Ma poi ha indossato guanti di lattice, rovistato nel comodino di Marcella Boraso portandosi via una collanina (consegnata spontaneamente agli investigatori) e tentato di ripulire la scena del crimine. Sapeva anche dove erano stati nascosti martello e coltello. Uno scenario terribile, aggravato dal tentativo di depistare le indagini appiccando un incendio.
ASPETTI DA APPROFONDIRE
Per il Riesame, sul ruolo di Rabih c'è ancora molto da chiarire. I giudici ritengono che la chiamata in correità fatta da Boulaied abbia «un'attendibilità molto vicina allo zero» e che il 23enne arrestato subito dopo il delitto sia «del tutto inattendibile», poiché ha fornito diverse ricostruzioni agli inquirenti e altre ancora sono emerse dalle intercettazioni ambientali nella caserma dei carabinieri di Portogruaro. Secondo i giudici, oltre che all'autorità giudiziaria, sulle modalità del coinvolgimento di Rabih nell'omicidio avrebbe mentito anche parlandone con il fratello, quando concorda la prima versione da fornire ai carabinieri: «Sono andato in bagno, lei mi ha seguito, l'ho spinta ed è caduta battendo la testa sul water».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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