Non si parla più di Aids, ma alcuni importanti fattori ci inducono a pensare

Martedì 23 Luglio 2019
Non si parla più di Aids, ma alcuni importanti fattori ci inducono a pensare che purtroppo se ne dovrà riparlare al più presto, anche in Italia. Vi è un netto aumento di consumo di eroina nei giovanissimi e anche di scambio di siringhe in Italia, con una impennata di decessi per overdose, sulla falsariga di quanto sta succedendo negli Stati Uniti con l'epidemia da oppioidi, dove la percentuale di morti da overdose da eroina e/o da farmaci oppioidi ha sopravanzato già dal 2013 le morti da incidenti stradali. Recentemente vi è sempre più evidenza di incremento dei comportamenti sessuali a rischio, soprattutto sotto l'effetto di droghe, tra i giovani omosessuali maschi di comunità gay, anche perché non hanno sperimentato l'esperienza dell'AIDS tra gli omosessuali maschi dell'inizio dell'epidemia.
In Italia sono stati segnalati circa 70 mila casi di AIDS dall'inizio dell'epidemia, con quasi 40 mila decessi, mentre le nuove infezioni all'anno si sono stabilizzate in circa 3-4mila, un numero che mostra una riduzione solo tra i consumatori di sostanze per via iniettiva e che si infettavano soprattutto scambiando la siringa, cosa che succede meno rispetto al passato ma che come detto prima ritorna in auge, mentre resta costante il numero di nuove infezioni tra omosessuali maschi ed eterosessuali, ma anche tra questi vi è un costante utilizzo di comportamenti sessuali a rischio. In particolare il contagio riguarda in percentuale maggiore gli stranieri residenti rispetto agli italiani mentre i rapporti sessuali non protetti sono all'origine dell'80% di tutte le nuove segnalazioni di infezione, mentre l'età media di persone che scoprono il contagio è di 39 anni per i maschi e 35 anni per le femmine, tra i quali oltre un terzo si accorge della malattia solo in fase avanzata. Quest'ultima fascia sono soprattutto persone sopra i 40 anni, prevalentemente eterosessuali e più spesso stranieri. Va inoltre ricordato che la trasmissione sessuale dell'infezione non è soltanto quella dell'HIV ma anche di altre infezioni trasmesse sessualmente come la sifilide, la gonorrea e la clamidia solo per ricordarne alcune, con un incremento negli ultimi anni di queste infezioni che dimostra che i rapporti sessuali protetti non sono per niente la regola.
L'EPIDEMIA
Ma cos'è stata l'epidemia AIDS? Nel 1981 negli Stati Uniti fu identificata una nuova malattia che colpiva soprattutto gli omosessuali maschi che sviluppavano tumori ed infezioni che di solito si verificavano in soggetti immunodepressi e che portava inesorabilmente a morte, con grande impatto emotivo in tutto il mondo, perché si trasmetteva per via sessuale e tutti gli adulti si sentivano a rischio. Il virus dell'immunodeficienza umana (HIV) fu identificato solo qualche anno dopo da Robert Gallo in Usa e da Luc Montagner in Francia con relativo test e colpisce elettivamente le cellule del sistema immunitario e se non si interviene con terapie efficaci, cosa che non fu disponibile almeno fino al 1996, può comprometterlo gravemente aprendo la strada alla malattia conclamata cioè l'AIDS, malattia potenzialmente mortale per infezioni opportunistiche e tumori, con latenza clinica di circa 8/10 anni dall'infezione all'AIDS conclamato. Successivamente il primo caso di sieropositività per HIV fu accertato nel 1959 nel sangue di un uomo del Congo, mentre in Italia fu Fernando Aiuti, un grande medico e ricercatore, primo presidente della Anlaids e recentemente scomparso, a descrivere il primo caso di AIDS nel 1982. Il virus si trasmette attraverso il sangue, lo sperma, le secrezioni vaginali, il latte materno. I comportamenti che rendono possibile il contagio sono i rapporti sessuali penetrativi e non protetti da preservativo, il contatto diretto del sangue come lo scambio di siringhe sporche e all'inizio dell'epidemia anche attraverso le trasfusioni di sangue quando ancora il test dell'HIV non era disponibile. Inoltre il virus dell'HIV si può trasmettere di madre in figlio attraverso la cosiddetta trasmissione verticale, durante la gravidanza e soprattutto al momento del parto e anche con l'allattamento.
LA NUOVA TERAPIA
Fino al 1996 la malattia conclamata è stata inesorabile e portava a morte quasi tutti quelli che ne erano colpiti ma la svolta avvenne proprio quell'anno quando fu scoperta una terapia che si chiama HAART (Highly Active Anti-Retroviral Therapy) che cambiò radicalmente la storia di questa malattia in quanto questi farmaci si rivelarono davvero molto efficaci ed ancora oggi seppur con modifiche nella loro composizione sono in grado di bloccare l'evoluzione della malattia, che come detto portava prima di allora inesorabilmente a morte chi ne era colpito e a renderla una malattia cronica. La terapia HAART permette alla gran parte degli uomini e delle donne sieropositivi di avere un'aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale, bloccando l'evoluzione dell'infezione prima dell'AIDS. Si può guarire dall'HIV? Salvo casi eccezionali no, la malattia rimane cronica. Si può bloccare la trasmissione dell'infezione da HIV per via sessuale? Recentemente la notizia più importante e di grande impatto sulla salute pubblica e che sta rivoluzionando l'approccio a questa malattia è quella che emerge dallo Studio Partner condotto in 14 paesi europei, che dimostra come i pazienti sieropositivi ma che sono in terapia HAART efficace non trasmettono il virus anche se non usano il preservativo. Questo importantissimo dato si traduce nel fatto che i soggetti HIV positivi possono avere rapporti non protetti con le persone sieronegative senza possibilità di infettarle, sempre che la terapia HAART che stanno facendo sia stata in grado di bloccare il virus nel sangue e nello sperma.
I NUOVI STUDI
Da questo dato così importante emerge anche il venir meno dello stigma della persona sieropositiva, vista come fonte di contagio. C'è un problema però, coloro che sono positivi all'HIV ma i loro casi non sono stati ancora diagnosticati e pertanto non sanno di essere sieropositivi, possono essere ancora un veicolo di diffusione del virus per via sessuale. In Italia vi sono circa 130 mila sieropositivi dei quali circa 15mila sono sieropositivi ma non sanno di esserlo. Con i risultati dello studio Partner cioè della possibilità per coloro che sono sieropositivi in terapia HAART efficace di non trasmettere più l'infezione, vi è una tendenza sempre più condivisa a cercare di far emergere quelle persone che non sanno di essere sieropositive ma lo sono. In questa maniera sarebbe possibile iniziare immediatamente la terapia HAART così da bloccare sempre di più la trasmissione sessuale dell'infezione, con vantaggi anche molto importanti sul paziente HIV positivo che viene trattato immediatamente e non molti anni dopo quando presenta eventualmente già i sintomi dell'AIDS conclamato, cosa che succede ancora oggi in Italia molto spesso.
www.umbertotirelli.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci