Non è solo Bruxelles a frenare il decollo di Ita-Alitalia ma, sopratutto, il

Martedì 26 Gennaio 2021
Non è solo Bruxelles a frenare il decollo di Ita-Alitalia ma, sopratutto, il temporeggiamento del governo italiano, anzi del ministero dello Sviluppo economico, che non ha ancora dato indicazioni chiare su come muoversi al commissario straordinario Giuseppe Leogrande. Complice la crisi di governo e le continue fibrillazioni della maggioranza, il delicato dossier non è finito in cima ai pensieri del ministro Stefano Patuanelli che, dopo aver lavorato sodo sul fronte del piano industriale, ha delegato ai tecnici la spinosa pratica. Proprio i tecnici però, amministrazione straordinaria in primis, attendono ora un imput preciso dalla politica su come procedere alla vendita degli asset della vecchia Alitalia, presupposto fondamentale per poi far partire la newco. Ma senza un via libera del ministro al bando di gara, bando che dovrà prevedere il trasferimento di rotte, piloti e marchio fissando le modalità di vendita, l'operazione rilancio resta al palo. L'Europa, come noto, vuole che la modalità di cessione sia la più aperta e trasparente possibile, mentre il commissario propende per una soluzione più conservativa, per tutelare l'occupazione e il futuro stesso di Ita. Senza una forte accelerata appare comunque probabile che Ita partirà in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia. Non più ad aprile quindi, come previsto dal piano industriale, ma, se tutto andrà nel verso giusto, a giugno. I più pessimisti, tra gli osservatori, ipotizzano che il via libera arriverà dopo l'estate, fuori tempo massimo cioè per beneficiare, virus permettendo, della stagione estiva, la più redditizia per le compagnie. Nonostante una lettera inviata da Leogrande al Mise, il confronto non è ancora iniziato. Impasse confermata poi dal fatto che sia il Mise che il Mef, impelagati nell'agonia dell'esecutivo Conte, non hanno partecipato nei giorni scorsi alla call con la commissione Ue alla concorrenza. Un segnale che la dice lunga sul caos che regna sull'intera operazione. Eppure l'ad di Ita Fabio Lazzerini ha spiegato a chiare lettere che l'obiettivo è quello di sollevare i carrelli il prima possibile anche perché, senza il travaso di asset da Alitalia, sarà difficile per il commissario straordinario pagare gli stipendi di febbraio. Vanno quindi fissati i paletti. Da Bruxelles, come noto, vogliono una procedura aperta, per evitare il pressing da parte delle altre compagnie che hanno già messo nel mirino i sostegni pubblici di cui può godere Ita (3 miliardi) e quelli, oltre 1,6 miliardi, di cui ha già goduto Alitalia, tra prestiti ponte e allungamenti delle scadenze dei pagamenti allo Stato. Leogande, in attesa di un chiarimento complessivo, vorrebbe subito affittare il ramo aviation (piloti, assistenti di volo, slot, programma Millemiglia e anche il brand) ad Ita, ma la proposta è stata già bocciata dalla Ue che vuole un bando europeo con più contendenti. L'ad Fabio Lazzzerini ha spiegato che non ci sono pregiudiziali ad una operazione di mercato, ma che bisogna fare presto. C'è poi chi afferma che Ita, almeno in linea teorica, può anche partire rilevando o affittando una parte di aerei e di piloti dal mercato. E magari rinunciare perfino allo storico brand Alitalia. Dando prova così di voler seguire la linea della discontinuità. Ovviamente la priorità è un altra, quella cioè di evitare macelleria sociale e di pertire in fretta con le insegne tricolori e i piloti della compagnia italiana. Starà però proprio al Mise, che adesso ha il cerino in mano, indicare la rotta. Alternative non ce ne sono. Una nuova iniezione di liquidità da parte dello Stato per pagare gli stipendi a febbraio pare molto difficile da ottenere a livello europeo, così come è altrettanto complesso chiedere altre concessioni. Non a caso Bruxelles si aspetta una risposta dettagliata proprio dal Mise su come si intende procedere entro il mese. Altrimenti per Ita sarà arduo rispettare il piano elaborato e approfittare della ripartenza che si attendono gli altri vettori con l'arrivo dei vaccini su larga scala. Sbagliare in questa fase, visti i 3 miliardi messi a disposizione dal governo, sarebbe davvero imperdonabile.
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