«Noi ragazzi del 99 separati da un secolo»

Venerdì 17 Gennaio 2020
L'ESPOSIZIONE
I volti dei giovani di ieri e di oggi, messi a confronto in una mostra (che inaugurerà domani 18 gennaio a Udine) della fotografa friulana Ulderica Da Pozzo, che come soggetti ha scelto due generazioni distanti un secolo l'una dall'altra, ritraendo i ventenni di oggi nati nel 1999 e i volti degli anziani, ormai scomparsi, nati attorno al 1899.
Tutti accomunati, al di là delle cifre finali dell'anno di nascita, dalla riflessione della fotografa, originaria delle montagne friulane, su come in poco più di cent'anni la situazione delle comunità che abitano in Carnia sia radicalmente cambiata, pur mantenendo salde alcune tradizioni.
LO SPUNTO
I ragazzi del '99 nasce dal ricordo del nonno Alfonso, ragazzo del 1899, e di suo nipote Niccolò, ragazzo del 1999. Dal confronto, diretto e incisivo, tra due generazioni sboccia una riflessione sulla montagna, sulla resistenza delle tradizioni e sul ruolo che i giovani avranno negli anni a venire. Cosa sognano? Come si immaginano il loro domani?
Ulderica Da Pozzo per questo progetto ha letteralmente bussato alla porta degli uffici di tutti i Comuni della Carnia per avere i numeri anagrafici delle due generazioni, per comprendere e orientare meglio la sua ricerca fotografica. I dati sono inclementi: Ampezzo, per esempio, nel 1899 contava 108 ragazzi e oggi soltanto 5, a Raveo ne resta appena uno. Liste dei coscritti alla mano, Ulderica ha cercato i ragazzi che resistono, li ha ritratti, prima ancora ascoltati per cogliere il senso della vita in Carnia oggi.
Cento anni non sono pochi, sono abbastanza per la crisi demografica che colpisce trasversalmente i piccoli centri, la contrazione dei servizi, la chiusura di scuole, ospedali, uffici dello Stato e latterie, gli spazi vuoti delle comunità e l'inarrestabile scivolamento verso il fondovalle dell'area tolmezzina, l'esperienza del pendolarismo.
GIOVANI DI IERI, ANZIANI DI OGGI
«In questo lavoro, prevale l'idea di convivenza, invece che un senso di contrapposizione e divergenza - afferma l'antropologo Gianpaolo Gri, autore di un testo critico nel volume che accompagna la mostra lei ha raccontato la montagna degli anziani e la realtà della nuova generazione attorno a rituali collettivi, religiosi e laici, che resistono in Carnia».
Due storie si affacciano in mostra, quella degli anziani che Ulderica Da Pozzo ha interrogato a lungo e il presente, con le sue aspettative e l'energia che lo contraddistingue: «Una donna mi guarda dal tempo con un viso antico, che conserva nella voce e nel racconto i ricordi di una cartolina spedita da bambina al padre emigrante in Germania. Un ragazzo mi parla del suo sogno di lavorare alla Nasa. Due '99 cosi distanti eppure in un confine e uno spazio vicini dichiara l'autrice le voci dei ragazzi che oggi ci raccontano di come si vive e si sogna in montagna, di chi vuole rimanere e chi andare via, di paesi vuoti e speranze mai perdute, sono un regalo di conoscenza per tutti».
FISSANDOLI NEGLI OCCHI
I volti delle persone sono una rappresentazione concreta dell'identità, individuale e collettiva. Ulderica Da Pozzo ha realizzato i ritratti dei ragazzi con sguardo antiretorico, lasciando ai soggetti la possibilità di scegliere il contesto in cui essere fotografati: «Contesto carico di connotazioni identitarie, emozionali o affettive commenta Angelo Bertani, autore del secondo apparato critico del volume alle spalle del soggetto o attorno a lui ci sono molti aspetti di carattere simbolico, il campanile della chiesa, l'acqua azzurrina del torrente alpino, la porta di una casa tipica».
La sequenza dunque assume inevitabilmente una valenza collettiva: «L'insieme dei ritratti finisce per essere un ritratto collettivo rimarca di questa terra e del suo futuro».
TRA SANGUE E TRADIZIONI
Accanto ai ragazzi, ci sono anche le foto dei fuochi comunitari, cosi spesso legati a riti di passaggio, al ciclo delle stagioni e alla fertilità. Ancora oggi, in Carnia si celebrano gli antichi riti in momenti di passaggio delle stagioni, come il solstizio d'inverno e quello d'estate. Su tutte, il Tîr des cidulis, il tiro di ruote di legno ricavate dagli alberi dei boschi che nella notte i ragazzi, dopo aver acceso un falò visibile dal paese di origine, lanciano verso il cielo dopo aver dato loro fuoco, tra filastrocche recitate a voce alta e balli di gruppi, la cui tradizione viene fatta risalire addirittura all'epoca celtica pre cristiana. «Il fuoco, oggetto antropologico ricco e polivalente spiega Gri purifica, feconda e ricrea». Non è difficile dunque comprendere il suo ruolo e il legame con i ritratti dei giovani, per un incendio di valore metaforico che possa essere di buon auspicio per la Carnia e per le sue nuove generazioni.
«Per secoli la funzione di trasformazione in diversi fuochi domestici è stata un aggregato comunitario -aggiunge Ulderica Da Pozzo - con la capacità di tenere in equilibrio le esigenze di individualità delle famiglie e inevitabili contrapposizioni e conflitti, con i bisogni della solidarietà collettiva e dello scambio di persone, beni è stato affidato come forma di rappresentazione simbolica e nello stesso tempo di costruzione della comunità proprio al rituale dei fuochi di tutti che ai giovani accedevano».
LA FOTOGRAFA
Friulana, vive tra Ravascletto, sui monti della Carnia, e Udine, inizia a fotografare nel 1976 e nel 1980 diventa fotografa professionista. Approfondisce lo studio del linguaggio fotografico con Ferdinando Scianna, Gabriele Basilico, Oliviero Toscani e Franco Fontana. Collabora e pubblica su riviste di tiratura nazionale e alterna all'attività professionale lavori di ricerca sui quali sono state realizzate numerose mostre, dedicate in particolare alla montagna friulana. Numerosi sono anche i suoi lavori monografici. Tra i più recenti: Malghe e malgari (2004), Noi giriam per questo contorno (2007), Fra mare e terra (2008), Le voci dell'acqua (2010), Fuochi. Gioventù e rituali in alta Carnia (2010), Luci a Nordest (2012) con Paolo Rumiz, Stanze (2013). Alcune sue opere, scelte ad Arles da Claude Lemagny, sono conservate alla Bibliothèque Nationale di Parigi.
Nel 2002 ha vinto il Premio Fvg Fotografia' del Centro regionale arti fotografiche di Spilimbergo e nel 2015 ha partecipato a Milano alla mostra L'immagine dell'Italia attraverso la fotografia' curata da Vittorio Sgarbi e Italo Zanier per il padiglione Eataly a Expo 2015.
Lorenzo Marchiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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