«No al razzismo» Folla in centro per George Floyd

Domenica 7 Giugno 2020
«No al razzismo» Folla in centro per George Floyd
LA MANIFESTAZIONE
MESTRE Black lives matter. No justice, no peace è lo slogan stampato sullo striscione nero che ieri ha aperto la manifestazione del Coordinamento studenti medi. Un migliaio di ragazzi, e tra loro semplici cittadini e persone di colore, hanno deciso di unirsi alle voci della rivolta americana contro il razzismo, per chiedere verità e giustizia per la morte di George Floyd, il 46enne afroamericano morto il 25 maggio durante un fermo della Polizia a Minneapolis. «La questione è una sola, e la stiamo vedendo nelle strade degli Stati Uniti in questi giorni - ha commentato Sebastiano Bergamaschi, leader del Coordinamento - dopo l'ennesimo sopruso da parte della polizia a sfondo razziale. La gente si è stancata e ha detto basta, per evitare che non ci fosse più quello stato di normalità che fino ad ora ha causato un sacco di morti e discriminazioni». Ma per i manifestanti, muniti di mascherina e cartelli antirazzisti sventolati al ritmo di canzoni rap, le situazioni di violenza non sono solo legate agli abusi della polizia, ma a una situazione generale che si trascina da anni, dove le fasce più deboli sono diventate sempre più povere, e in cui non c'è stata una risposta al razzismo dilagante. «Anche noi viviamo in Italia un certo tipo di razzismo - ha detto Bergamaschi - viviamo la repressione da parte della polizia, e in tutto il mondo si sta diffondendo questa voglia di mobilitarsi». Tra i manifestanti c'erano anche dei rappresentanti del Loco, Laboratorio occupato Contemporaneo, e di diverse realtà del territorio. «Credo che vada fatta giustizia - ha affermato Giulia, una studentessa liceale di 18 anni proveniente da Quarto d'Altino - c'è un sistema che sostiene l'omertà, e va fermato». Fra i manifestanti anche molti giovani di colore, tra cui Seni, ventenne di origini senegalesi, ma nata a Mestre come il fratello, sconvolta per quanto accaduto a Minneapolis: «Non si fanno queste cose, perché siamo abituati fin da piccoli a sentirci dire che siamo negri». (f.spo.)
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