Nella notte tra il 1 e il 2 Novembre di quarantacinque anni fa Pier Paolo Pasolini

Sabato 31 Ottobre 2020
Nella notte tra il 1 e il 2 Novembre di quarantacinque anni fa Pier Paolo Pasolini fu ucciso in modo brutale sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia. L'Italia inorridì, e il mondo intellettuale insorse indignato. Solenni Oraisons Funèbres furono declamate durante la cerimonia laica. Il 6 Novembre a Casarsa nel Friuli furono celebrate le esequie religiose, con un più intimo ricordo di Padre Turoldo. Le circostanze della sua morte furono, ovviamente, trascurate: «de mortuis nihil nisi bonum».
LE CIRCOSTANZE
Erano circostanze quantomeno imbarazzanti. Dalle prime indagini risultò che Pasolini, avvezzo a frequentare ragazzi di vita, aveva imbarcato in auto un diciassettenne, Pino Pelosi, per contrattare una prestazione, si diceva allora, contraria ai buoni costumi. Messo alle strette, il ragazzo confessò di aver ammazzato a bastonate il suo cliente per un malinteso sorto sulla natura dell'attività concordata; per disprezzo o per sovrapprezzo, gli era passato sopra con il veicolo, straziandone il corpo. L'orrore collettivo si scompose in diverse reazioni. Alcuni predicarono che il defunto, in quanto artista e raffinato intellettuale, godeva del privilegio di essere svincolato dalla corrente morale bigotta; altri, all'opposto, riversarono sulla vittima le contumelie di un moralismo sospetto; altri, di animo più silvestre, dissero semplicemente che se l'era cercata. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, comunque, molti mugugnarono in silenzio: Pasolini non aveva molti amici, soprattutto tra i politici. A cominciare dal Pci che lo aveva espulso anni prima per «indegnità morale».
In effetti, nella sua multiforme produzione artistica, letteraria e cinematografica Pasolini aveva dimostrato una versatilità che ne rendeva impossibile la classificazione ideologica. Era un uomo di sinistra, ma un eretico di cui tutti diffidavano: oltre ai benpensanti scandalizzati dai suoi costumi eterodossi, polemizzavano con lui i radicali per il suo antiabortismo, i comunisti per la sua indipendenza, i gruppettari per le sue sferzate, gli anarchici per le sue frequentazioni salottiere, e tutti per queste sue apparenti incoerenze. In realtà, come tutti gli spiriti liberi e trasgressivi, disprezzava le convenzioni borghesi quanto i diktat dei partiti: durante gli scontri tra gli extraparlamentari e i poliziotti aveva parteggiato per questi ultimi, rimproverando i primi di esser dei figli di papà che giocavano alla rivoluzione.
I CANONI
Anche con la religione i suoi rapporti erano complessi. Nel suo Vangelo secondo Matteo, sconvolse i tradizionali canoni oleografici per rappresentarci Gesù con umano realismo. Molti cattolici protestarono, altri plaudirono. Zeffirelli, anni dopo, si sarebbe preso la rivincita ritornando alle immagini di Grunwald e a una Gerusalemme erodiana, diversa dai ruvidi sassi di Matera ripresi da Pasolini. Ricostruire il cosiddetto Gesù storico è una tentazione comune, da Reimarus a Renan ad Albert Schweitzer. Tuttavia, come concluse quest'ultimo, è impresa impossibile, e comunque abusiva. Ma torniamo al nostro poeta e alle sue tendenze che lo portarono alla morte.
IL SOSPETTO
Ancora negli Anni 70, quando già erano stati introdotti il divorzio e l'aborto, l'omosessualità era vista con un misto di ripugnanza e sospetto, ed era apostrofata, tra le persone più grossolane, con epiteti di pittoresca volgarità. Essa era tollerata, ed anche accettata, come una perdonabile eccentricità estetizzante di alcuni signori delle arti e della moda, purché fosse mantenuta nei limiti di una riservatezza educata. In sé stessa non era punibile, ma talvolta arrivava nelle aule giudiziarie perché connessa a reati di contorno, come gli atti osceni e la corruzione di minorenni. Processi subiti anche da Pasolini, che comunque ne era uscito quasi sempre indenne. Oggi la situazione è più complicata, ai limiti del paradosso. Da un lato, infatti, l'omosessualità è accettata dalla Chiesa, protetta dalla società e disciplinata dalle norme sulle unioni civili; dall'altro, i rapporti retribuiti con i minori di diciotto anni sono severamente sanzionati. Se il (o la ) partner viene pagato (a) in qualsiasi forma scatta il reato di prostituzione minorile. Non ha importanza che la ragazza, o il ragazzo, siano sessualmente e psichicamente maturi, e magari adusi,come si diceva un tempo, a simili esperienze: la maestà della legge è oggi implacabile. Ma nel 1975 questa legge non esisteva. In conclusione, non sappiamo con certezza se Pasolini avesse adescato er rana con denaro o altri regali. Ma se così fosse stato, quel comportamento, allora penalmente lecito, oggi costerebbe al suo autore una dura e infamante condanna. Le leggi, come i costumi e la morale, sono relative.
L'ADESCAMENTO
Alcune circostanze di questo presunto adescamento e di quel che ne seguì non furono mai completamente chiarite, e questi dubbi fecero fiorire negli anni seguenti, come di consueto, le ipotesi più fantasiose. Si disse di tutto: una rapina di balordi, un'orgia degenerata, un regolamento di conti,via via fino agli immancabili complotti: quello economico, attribuito ai petrolieri, quello politico, attribuito allo stragismo fascista, e quello internazionale ovviamente riferibile alla Cia e magari al Mossad. Tutte illazioni arbitrarie, derivate dalla pergamena marcita della più rozza dietrologia.
LA SENTENZA
In realtà la sentenza finale della Cassazione, che confermò la condanna del Pelosi è sostanzialmente convincente. Non pretende di arrivare a una certosina descrizione dell'omicidio, dei suoi moventi intimi e dei suoi antecedenti ambientali, e del resto bisogna guardarsi dai verdetti di largo respiro etico, sociologico o metafisico, che spesso tradiscono i pregiudizi di magistrati fanatici. La Cassazione ribadisce piuttosto alcuni punti fermi, che ricostruiscono la morte di una vittima senza indugiare sull'apologia del sottostante poeta. Una sentenza sull'oscenità di un'opera può anche sconfinare nell'estetica, come quella sull'eutanasia può introdurre concetti etici. Ma il verdetto sulle modalità di un omicidio dev'essere asettico come un'autopsia e limitarsi ai fatti. E questi, come ricostruiti dalla magistratura, sono abbastanza semplici. Pasolini fu ucciso da un diciassettenne omosessuale, avvicinato per uno dei tanti incontri che entrambi erano soliti fare. Questo non toglie nulla a Pasolini artista, e nessuno può moralizzare sulle sue inclinazioni e sui suoi comportamenti, anche se questi, come s'è detto, oggi costituirebbero un grave reato. Possiamo solo provare rimpianto per un'intelligenza così vivace spenta prematuramente, e pietà per una morte così squallida e brutale. Ma non tutti i poeti maledetti hanno la fortuna di morire, come lord Byron, sul campo dell'onore.
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