Nel bosco si scopre la fede

Domenica 20 Maggio 2018
Nel bosco si scopre la fede
LA MOSTRA
Sarà tutto immerso nel verde. Tra i pini, le robinie, i lecci, i pioppi: più o meno due ettari nell'ultima propaggine dell'isola di San Giorgio, dove ha sede la Fondazione Cini. Qui, in uno spazio praticamente sconosciuto ai visitatori, imbonito e sistemato a verde durante un lavoro di bonifica negli anni Cinquanta, troverà spazio probabilmente il più affascinante padiglione nazionale della Biennale Architettura: quello della Città del Vaticano. Un progetto, curato da Francesco Dal Co, che vede la Santa Sede partecipare per la prima volta all'esposizione di settore, dopo le esperienze alla Biennale Arte del 2013 e del 2015.
BATTESIMO UFFICIALE
Un battesimo denominato Vatican Chapels che riunisce nel bosco dieci cappelle realizzate da altrettanti architetti e ditte specializzate (Andrew Berman con Moretti; Francesco Cellini con Panariagroup; Javier Corvalàn con Simeon; Riccardo Flores ed Eva Prats con Saint Gobain Italia; Norman Foster con Tecno e Maeg; Terunobu Fujimori con LignoAlp e Barth Interni; Sean Godsell con Zintek e Maeg; Carla Juacaba con Secco Sistemi; Smiljan Radic con Moretti; Eduardo Souto de Moura con Laboratorio Morseletto; Francesco Magnani e Traudy Pelzel con Alpi). Il padiglione della Santa Sede sarà ufficialmente aperto venerdì 25 maggio, alle 18 alla presenza del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e commissario del Padiglione.
L'ORGOGLIO DELLA CINI
«Siamo felici di questa scelta - racconta Renata Codello, già soprintendente alle Belle Arti di Venezia, ora direttrice Affari istituzionali della Fondazione Cini - Il bosco si è presentato subito come il luogo ideale per la collocazione delle dieci cappelle che idelamente ricordano il Decalogo, ma al di là di un aspetto religioso che potrà essere soggettivo, lo spazio sarà luogo di silenzio; di natura, di cielo e di acqua. Tutte le piante presenti sono state rispettate e gli edifici, alcuni dei quali solamente appoggiati sul terreno, sono stati inseriti nel contesto. Peraltro non è escluso che le cappelle possano rimanere nell'area anche oltre il periodo di esposizione della Biennale».
SPIRITUALITÁ UNIVERSALE
Ed è questa un'altra sfida aperta con l'istituzione tra gli àmbiti della Fondazione Cini di un Centro studi di civiltà e spiritualità comparate diretto da Francesco Piraino. «Vi è uno spazio di spiritualità che connette queste dieci cappelle - aggiunge Codello - e questo a prescindere che si parli di religione cattolica o altro. È un luogo che vuole dare accoglienza, dove metaforicamente ognuno sceglie il proprio percorso, come se fosse la vita. Un simbolo della peregrinazione terrena in previsione dell'incontro con il Supremo. Insieme alle dieci cappelle, anche un altro edificio: il Padiglione Asplund che servirà come luogo di riferimento dell'intera area espositiva con disegni, schizzi, plastici e modelli per aiutare il visitatore. Gunner Asplund circa un secolo fa ipotizzò una cappella nel bosco per simboleggiare il Sacro nel cimitero di Stoccolma».
IL PENSIERO DI RAVASI
E lo aveva confermato anche il cardinal Ravasi in occasione della presentazione del progetto a Roma nel marzo scorso. «Le dieci cappelle - aveva detto - sono una sorta di pellegrinaggio non solo religioso, ma laico condotto da tutti coloro che desiderano riscoprire la bellezza, il silenzio, la voce interiore e trascendente, la fraternità umana dello stare insieme nell'assemblea di un popolo, ma pure nella solitudine di un bosco dove si può cogliere il fremito della natura che è come un tempio cosmico». L'ingresso alle dieci cappelle avverrà dal corridoio laterale, quello generalmente utilizzato per accostarsi all'edificio che accoglie le mostre de Le stanze del vetro. Da qui, senza passare per il chiostro dell'ex convento benedettino, i visitatori giungeranno in una delle zone meno conosciute dell'isola, a pochi passi dalla piscina di San Giorgio e dell'ex Istituto nautico.
IL CURATORE
E a chiarire ancor di più il progetto ci pensa il suo curatore Francesco Dal Co: «Le cappelle che gli architetti hanno progettato saranno isolate - precisa - e accolte da un ambiente naturale del tutto astratto, connotato dal suo emergere dalla laguna e dal suo aprirsi nell'acqua. Qui gli artisti hanno lavorato senza alcun riferimento ai canoni comunemente riconosciuti e senza poter contare su alcun modello dal punto di vista tipologico come lo sta a significare la varietà, solo in apparenza sorprendente, dei progetti elaborati».
Paolo Navarro Dina
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Ultimo aggiornamento: 11:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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